Un bel sospiro di sollievo ed ecco che il CNEL e i senatori della Repubblica hanno avuto la conferma della loro sopravvivenza. Inutile. Il NO tranquillizza tutti, politici rottamati o autorottamatisi, sconfitti, traditi, rampanti delusi, burocrati più o meno noti,
una pletora di individui intrufolatisi nel mondo della politica per vie traverse, clientelari, truffaldine. Tutti insieme appassionatamente ad esprimere critiche ad una riforma disperatamente perseguita e mai realizzata, pronti a brindare alla sconfitta del compagno di partito ” arrogante” dimenticando la propria, di arroganza, pronti a vendicarsi di chi ha dimostrato di possedere talenti e determinazione rispetto a chi riesce solo a parlare per metafore. E infine loro, i seguaci di Grillo, quelli che non è passato neanche un giorno dall’esito del referendum, e già promettono, subito dopo il voto alle politiche che invocano a gran voce, il reddito di cittadinanza. Una nuova versione del voto di scambio. Di fatto, lisciano il pelo alle regioni del Sud, dove lo stato sociale rappresenta per molti l’unica fonte di reddito e dove i NO hanno trionfato. I grillini stanno scaldando i motori, o fanno finta, la seconda ipotesi più probabile della prima, forse dubbiosi di riuscire a governare il Paese dopo il fallimento della Raggi a Roma. L’arma dell’onestà tanto rivendicata e la difesa sperticata della Costituzione, quella più bella del mondo, sanno tanto di finzione ad uso e consumo degli ingenui e degli stupidi. Il governo di un Paese è cosa ben più complicata. E questi sono i ” vincitori” e le loro sospette ragioni del NO?. Un sincero encomio va invece al ” perdente” Renzi. L’uomo ha rivelato la propria grandezza proprio nella sconfitta che politici assai meno dotati e intelligenti di lui non hanno saputo accettare. E poi quale sconfitta? Il 40% dei SI è un segno importante del consenso di cui egli gode nel Paese, soprattutto presso quella parte che quotidianamente è impegnata a “tirare la carretta” in mezzo a mille ostacoli e trabocchetti burocratici costruiti da una classe politica unicamente attenta ai propri interessi oltre che incapace e parassita. La riforma sarebbe stata l’occasione del cambiamento, la sola che mai prima ci sia capitata e probabilmente mai più ci capiterà. Volgari sentimenti di antipatia e odio non valgono a giustificare la bocciatura di una riforma che ci avrebbe liberato dalla palude della stagnazione, anticamera del declino economico e della cupa rassegnazione. Non aspettiamoci nulla di buono da chi ha in mano le sorti di questo Paese da decenni e la gravissima responsabilità di aver mantenuto i suoi abitanti in una condizione di sottomissione sotto il peso di tasse e balzelli di ogni tipo, poteri legali e illegali, soprusi normativi confusi. E infine, una parola a proposito della Costituzione: a che serve rimanere fedeli ad una Carta che, con il fine primario di bilanciare i poteri, non ammette ne vinti né vincitori? Aveva un senso quando fu scritta, il timore che una deriva autoritaria si ripetesse era ancora vivo. Sono trascorsi settanta anni da allora e quasi un secolo di storia ha cancellato presupposti e paure. Lasciarsi alle spalle il passato e affidare i reperti archeologici ai musei sarebbe stato un segno di intelligenza oltre che di coraggio.