Processi migratori e le questioni dell’integrazione. Convegno – dibattito domani a Pozzallo

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“Gestione dei processi migratori oltre l’emergenza, coesione, integrazione, inclusione, pace, democrazia e modifica della legge in vigore”. Questo è il tema di un convegno – dibattito che si terrà domani, venerdì 16 dicembre, nello Spazio Cultura Meno Assenza. L’apertura dei lavori, con gli interventi programmati, è fissata per le ore 9,30. La tavola rotonda e il dibattito alle ore 14.30.

L’evento è promosso dalla CGIL di Ragusa e Democrazia e Lavoro CGIL Nazionale e vi partecipano: Isoke Aikpitanyi scrittrice nigeriana, Giovanni Annaloro, Associazione Studi Giuridici Immigrazione, Flavia Calò, MEDU – Medici per i Diritti Umani, Giuseppa Cassarà, Medicina per l’immigrazione, Saverio Cipriano, Coordinatore Regionale Democrazia e lavoro CGIL, Michele Pagliaro Segretario Generale CGIL Sicilia, Sami Rhouma, Camera del lavoro di Vittoria e rappresentante comunità tunisina, Peppe Scifo, Segretario generale Cgil Ragusa, Francesco Sciotto, Pastore Chiesa Metodista di Scicli Diaconia Valdese, Josè Sudano, Coordinatore Vigili del Fuoco Cgil FP Sicilia, Santino Tornese, Diacono Direttore Migrantes Messina, Fulvio Vassallo, Avvocato, Nicola Nicolosi, Coordinatore nazionale democrazia e Lavoro CGIL.

“Da anni l’Italia e la Sicilia in particolare, dichiara Peppe Scifo a nome della Cgil di Ragusa, sono diventate le porte della salvezza per migliaia di migranti in fuga da zone martoriate da guerre, dittature, estrema povertà e violenza. Una condizione che negli ultimi anni è diventata sempre più cruenta con il crescere dei conflitti armati tra eserciti, ufficiali e non, e i diversi gruppi terroristici che producono quotidianamente la distruzione di vite umane. Di fronte ad una condizione estremamente disumana spesso l’unica possibilità di salvezza è la fuga verso l’occidente. Un esodo umano che si muove da diverse regioni del mondo, Asia, Medio oriente e Africa e che approda principalmente nelle coste della sponda sud del Mediterraneo. Tra le coste libiche e la sponda nord del Mediterraneo, cioè l’Europa, c’è la guerra del mare che miete le sue vittime durante le traversate affrontate in condizione di estrema precarietà. I barconi che partono dalla Libia, organizzati da gruppi criminali con ramificazione internazionale, sono spesso carichi di donne, bambini, ragazzi e uomini che hanno affidato a questo viaggio la loro unica possibilità di salvezza.
Sono ormai decine di migliaia le morti per naufragi di barconi nel nostro mare, come sono diverse centinaia di migliaia le vite salvate in mare dagli interventi messi in campo dall’Italia, dall’Europa e dalle ONG. Un processo che dura ormai anni e che vede la Sicilia punto centrale delle attività di soccorso.
Di fronte a questi scenari assistiamo a politiche non all’altezza dei problemi; da una parte le Istituzioni europee poco sensibili rispetto alla necessità di creare un sistema di accoglienza che impegni tutti i Paesi, l’inadeguatezza di norme comunitarie soprattutto in materia di asilo e protezione umanitaria. Dall’altro lato politiche nazionali ancora oggi legate ad un approccio di tipo emergenziale che spesso risultano inefficaci nella gestione del complesso processo migratorio in entrata.
Sul piano sociale assistiamo invece ad un continuo acuirsi di sentimenti di rifiuto dell’accoglienza, di manifestazioni razziste, gravi perché alimentano un conflitto sociale pericoloso. Tutto questo determina l’avanzare di gruppi e formazioni politiche che innalzano muri culturali e fisici, alimentando l’ insensibilità verso gli esseri umani che vivono in condizione di estrema sofferenza. Elementi che mettano a rischio i principi basilari della pacifica e civile convivenza fondata sui principi di rispetto e solidarietà.
Esiste anche un altro aspetto che riguarda i processi migratori che hanno interessato questo Paese e in particolare alcune aree, come ad esempio la provincia di Ragusa, in cui la presenza storica di stranieri è legata al contesto produttivo e al mondo del lavoro. Sono i lavoratori migranti arrivati già dalla metà degli anni ’80.
Un processo migratorio che ha visto in questi ultimi anni profondi cambiamenti soprattutto in riferimento alle aree geografiche di provenienza.
La Cgil intende affrontare i temi riguardanti la complessità dei processi migratori che interessano l’Italia e l’Europa, attraverso tutte le diverse articolazioni. Dopo anni di impegno e di battaglie per la difesa dei diritti di cittadinanza, e dei lavoratori migranti, occorre oggi affrontare il tema dell’accoglienza e della sua sostenibilità sociale. Occorre elaborare un nuovo programma di politiche di rete in grado di invertire la tendenza della deriva razzista di questo nostro Paese soprattutto nei ceti più deboli colpiti dalla grave crisi economica. La nostra iniziativa il cui tema centrale è la Gestione dei processi migratori oltre l’emergenza ha l’obiettivo di lanciare una prima discussione in questa direzione con il contributo dei rappresentanti di associazioni che operano in prima linea all’interno di questo contesto”.

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