La Polizia di Comiso ha tratto in arresto, in esecuzione del provvedimento di cattura emesso dal Gip presso il Tribunale di Ragusa su richiesta della Procura della Repubblica, per furto aggravato e incendio in concorso, Andrea D’Angelo, 30enne comisano, Jacopo Verzeroli, 36enne, originario di Como, e Fernando D’Amanti, 35enne comisano.
L’indagine portata termine dalla Polizia ha avuto inizio a seguito delle due complesse operazioni denominate “Alta Tensione” che hanno permesso di ridurre quasi del tutto i furti di cavi di rame per la conduzione dell’energia elettrica ai danni dell’Enel.
In occasione delle due importanti operazioni, i dirigenti del settore sicurezza di Telecom spa, contattavano gli uffici della Questura di Ragusa al fine di chiedere uno specifico intervento a tutela delle linee telefoniche ed in particolar modo degli utenti, spesso proprietari di aziende del settore agroalimentare e zootecnico della provincia di Ragusa che subivano ingenti danni alle loro attività.
L’esame del fenomeno criminale dei furti di rame ai danni di compagnie di fornitura di energia elettrica era già ampiamente conosciuto, di contro quello dei cavi per linee telefoniche non era ancora stato studiato in modo approfondito.
Un esame approfondito di tutti i reati subiti dalla Telecom ha permesso agli investigatori di concentrare i propri sforzi investigativi nel territorio di Comiso, dove, grazie alla collaborazione del gestore telefonico e quindi l’installazione di diverse telecamere, è stato possibile dare avvio all’attività oggi portata a termine.
Le telecamere installate hanno permesso di constatare con certezza che gli odierni arrestati dopo che distruggevano le linee telefoniche, prelevavano i cavi telefonici per bruciarli.
Il fine dei concorrenti nel reato era quello di bruciare i cavi telefonici al fine di poter prelevare il rame o l’alluminio, altro metallo divenuto prezioso dopo che il rame è stato sostituito per i continui furti.
L’attività d’indagine ha permesso inoltre di appurare che i criminali non fossero dediti solo ai furti di cavi di rame o alluminio ma a qualsiasi altro reato predatorio. Difatti, agli stessi sono stati contestati anche i reati di ricettazione, furti di armi, furti in abitazione e incendio.
L’attività d’indagine ha permesso di ricostruire diversi fatti reato da loro commessi nel territorio casmeneo e ad Acate da giugno ad agosto 2015.
I pedinamenti, le intercettazioni telefoniche ed ambientali così come l’esame dei tabulati, hanno permesso di raccogliere fonti di prova fondamentali per il Pubblico Ministero che ha totalmente condiviso quanto rappresentato dalla Polizia di Stato.
Oltre ai tre arrestati, vi era anche un quarto soggetto parimenti responsabile che non è stato colpito dal provvedimento di cattura, solo per i gravi motivi di salute di cui soffre attualmente un 36 enne comisano . Tutti e 4 i soggetti denunciati sono pluripregiudicati per diverse tipologie di reato, peraltro già sono stati colpiti da misure di prevenzione applicate dal Questore di Ragusa negli anni di loro permanenza sul territorio.
Durante l’attività d’indagine la Polizia di Stato ha rivenuto monili in oro di ingente valore ed armi lunghe con relativo munizionamento. Tra le armi sequestrate anche un fucile a canne mozze nella disponibilità del gruppo criminale con matricola abrasa. La Polizia Scientifica sta comparando l’arma con quelle utilizzate in crimini sull’intero territorio nazionale.
La Polizia di Stato ieri mattina fin dalle prime lui dell’alba si è recata presso le abitazioni dei soggetti catturati al fine di evitare un loro allontanamento. L’attività di appostamento ha permesso di individuare i soggetti da catturare e non appena le condizioni sono state favorevoli, gli agenti sono entrati nelle abitazioni per procedere alla cattura. L’impiego degli uomini del Commissariato e della Squadra Mobile con l’ausilio della Squadra Volanti, non ha permesso alcuna reazione degli indagati che non hanno opposto resistenza, forse anche perché abituati per il loro curriculum criminale.