E’ stata un’occasione unica per scoprire luoghi solitamente chiusi al pubblico e sentirsi parte di quell’Italia vivace e impegnata, creata dalle tantissime persone che in questi anni hanno dimostrato di amare e di riconoscersi nell’immenso patrimonio culturale custodito nel nostro Paese. Chiese, ville, borghi, palazzi, aree archeologiche, castelli, giardini, archivi storici: sono oltre 1.000 i luoghi aperti con visite a contributo libero in tutte le Regioni grazie all’impegno e all’entusiasmo delle Delegazioni e dei volontari. Modica un fiore all’occhiello di indubbia bellezza, ha ospitato numerosi visitatori estasiati dalla bellezza unica
della nostra città col suo centro storico e le abitazioni addossate le une sulle altre, spesso estensioni di antiche grotte. Modica ha affascinato, come sempre, i turisti che hanno avuto la fortuna, nella giornata del Fai, di visitare luoghi e monumenti solitamente chiusi.
Il FAI Ragusa ha proposto ai cittadini anche una visita del sito dell’ex Ospedale “G. B. Odierna”, oggi sede della Direzione Generale della ASP di Ragusa.
Seguendo un format ormai collaudato, sono stati gli studenti, questa volta dell’Istituto Comprensivo Francesco Crispi, a fare da “Ciceroni” ai numerosi cittadini e turisti che hanno partecipato alla iniziativa.
La cerimonia di apertura ha visto la presenza del Prefetto, Maria Carmela Librizzi, del Direttore Generale della Asp Maurizio Aricò, del Capo Delegazione FAI Ragusa, Rosario Distefano, e del Dirigente Scolastico, Maria Grazia Carfì.
Gli studenti hanno iniziato suonando l’Inno di Mameli e poi “La vita è bella”. In seguito hanno illustrato con diapositive della storia degli ospedali ragusani e del quartiere Cappuccini.
Nella fase successiva, sempre guidati dai Ciceroni, gli ospiti hanno potuto visitare il giardino adiacente ma soprattutto accedere alla Latomia della Carcara, affascinante ambiente sotterraneo posto in pratica al di sotto dello stabile dell’ex-Ospedale Odierna.
Come da tradizione, le giornate FAI hanno reso accessibili al pubblico siti solitamente non visitabili.
l’intervista a Saro Di Stefano e a Peppe Polara