L’Osservazione dal basso di…Direttore. La vita morale della Chiesa tra fallibilità e infallibilità

foto PISANA

Non c’è dubbio che in un quadro sociale complesso e fortemente in crisi come quello che stiamo attraversando, si guardi alla vita morale della Chiesa, sia nella sua espressione gerarchica che in quella laicale e di vissuto comunitario, con molta attenzione. In un momento di disorientamento come quello attuale sono in parecchi a chiedersi, anche tra i cristiani, come possa essere possibile, alla luce di scandali e negatività che coinvolgono fedeli laici ed ecclesiastici, affermare ancora che la Chiesa è guidata da Cristo e che il Magistero del Papa sia infallibile. Certo, gli errori nella Chiesa ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre, ma è altresì vero che la folta schiera dei “telepredicatori” di oggi, non deve sviare da una comprensione della questione per intorbidire ancor di più le acque.

Vorrei puntare l’attenzione sul discorso dell’infallibilità del Papa, perché la questione è molto complessa e la riflessione non può essere affidata agli umori , agli impulsi di un emotivismo tipico del nostro tempo, agli sproloqui sanremesi e delle trasmissioni televisive. Anzitutto occorre riflettere per evidenziare che nella Tradizione della Chiesa i Concili hanno sempre seguito una regola: Pietro, quale maestro di verità e per la grazia dello Spirito, è colui al quale spetta l’ultima decisione: nella casa del centurione Cornelio, Pietro è guidato dallo Spirito Santo, decide e lo Spirito conferma le sue decisioni(Cfr. At 10,1-48). Dunque quando il Papa decide, Cristo parla in lui per mezzo dello Spirito Santo. Ecco perché S. Ambrogio poteva scrivere: “Dove è Pietro, ivi è la Chiesa; dove non è Pietro, ivi non è neppure la Chiesa”.
L’infallibilità del Papa si riferisce pertanto a questioni legati alla dottrina fede e alla vita morale, non a campi diversi da questi. Quando, ad esempio, scoppiò in Africa la polemica tra Agostino e Pelagio, quest’ultimo protestò presso il papa Innocenzo I. Questi intervenne dicendo: “Tutto quello che vien fatto, anche nelle province più lontane, deve essere portato a termine solo dopo che è giunto a conoscenza di questa cattedra”. Quando si ebbe la decisione del Papa, S. Agostino scrisse: “Da Roma son venute le risposte favorevoli. La questione è chiusa; piaccia a Dio che finisca anche l’errore”(Sermo 131,10).
Ecco come nella Chiesa va intesa la dimensione dell’infallibilità del Papa. Se, poi, facciamo riferimento al Concilio di Efeso del 431 d.C., dove venne riconosciuto che Maria è la vera madre di Dio, anche in questa circostanza quando venne letta la lettera del Papa l’assemblea affermò: “Ecco il giudizio giusto. Sia ringraziato Celestino, il nuovo Pietro. Sia ringraziato Cirillo, nuovo Paolo. Grazie alla roccia della fede, Celestino”..
Dunque sulle questioni della fede l’infallibilità del Papa gli deriva dalla grazia di Cristo. La storia ci insegna, purtroppo, che quando invece il Papa ha rivendicato a sé decisioni in altri campi, per esempio quello politico, scientifico, la fallibilità si è evidenziata con chiarezza. Tanto per fare qualche esempio, si può fare riferimento all’epoca della Riforma. In quel periodo i papi Alessandro VI e Clemente VII (quest’ultimo decise di schierarsi contro l’imperatore Carlo V) presero parecchie decisioni politiche , che ebbero riflessi negativi sulla vita della Chiesa. Nelle decisioni politiche il Papa non è infallibile e, quindi, può prendere decisioni sbagliate.
Sulle questioni scientifiche, e vado ad un altro esempio, la Chiesa non ha la competenza e l’infallibilità. Quando venne fuori la teoria di Galilei, che sconfessava l’antica convinzione che la terra fosse piatta e che fosse il sole a girare intorno alla terra, la Chiesa processò Galilei invitandolo a ritirare la sua teoria e ad abiurare. Lo scienziato obbedì e ritirò le sue tesi, ma non c’è dubbio che la decisione della Chiesa, preoccupata del fatto che la teoria di Galilei potesse arrecare un danno alla fede, intervenne in un campo che non riguardava la fede e la morale ed ecco il motivo per cui sulla condanna di Galilei la Chiesa fece poi un passo indietro.
Bisogna infine tener presente che l’infallibilità non è equivalente a impeccabilità. Se l’infallibilità sulle questioni delle fede è un dono di grazia che Cristo concede alla sua Chiesa, la possibilità di sbagliare appartiene all’umanità della Chiesa, per cui anche il Papa, come tutti gli altri uomini, può sbagliare, proprio come è accaduto a Pietro che ha tradito Gesù peccando, e poi si è ravveduto. Purtroppo mi rendo conto che quando persone della gerarchia ecclesiastica cadono in errore, questo fa più scalpore, per cui è facile che giornali e mezzi di informazione facciano leva su di esse, a volte in mala fede, per screditarla ricorrendo anche a calunnie e accuse che appaiono il frutto di una viscerale anticlericalismo.
Certo è, comunque, che nella storia dei Papi che hanno guidato la Chiesa ve ne sono stati alcuni che hanno sicuramente lasciato molto a desiderare sul piano della loro vita, ma altri che hanno dato una luminosa testimonianza. Se andiamo ai secoli IX e X , quando le famiglie aristocratiche erano in lotta tra di loro per avere influenza sul trono papale, troviamo quattro Papi che potremmo definire non in linea con i dettami evangelici, come pure durante il Rinascimento si incontrano due Papi, come ad esempio Alessandro VI della famiglia spagnola dei Borgia, che cedono allo spirito del tempo con una condotta di vita non esemplare. Se invece andiamo al passato più vicino a noi, da Giovanni XXIII a Paolo VI, da Giovanni Paolo II fino ad arrivare a Benedetto XVI e papa Francesco chiaramente la guida del Magistero, nonostante le manchevolezze, ha fatto respirare il vento del Concilio Vaticano II.
Ecco, nella Chiesa troviamo luci ed ombre. Le ombre non si possono cancellare, possono essere comprese all’interno dei periodi storici in cui sono emerse, ma non possono distruggere il volto della Chiesa. Lo stesso è oggi: gli errori ci sono, le contraddizioni pure, le ingerenze e le contro testimonianze altrettanto, ma tutto questo non fa venire meno una certezza: la chiesa è un segno della presenza di Cristo nella storia per la salvezza degli uomini e deve guardare al papa con gli occhi delle fede: non come ad un capo di stato, ma il successore di Pietro che ci conferma nella fede.

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