La nuova figura “Infermiere di famiglia “accende la polemica. La rubrica del dottore Federico Mavilla

federico mavilla

In Piemonte, Lombardia e ora anche in Campania e Molise è in atto la nuova figura dell’infermiere di famiglia, una figura che, secondo il segretario del Nursind, opportunamente valorizzata, potrebbe rappresentare la soluzione per l’intasamento dei Pronto Soccorso. In verità, però, si è accesa la polemica in seguito alle dichiarazioni del segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, “La sola gestione dei non autosufficienti a domicilio in mano ai medici di medicina generale è fallimentare”. Inevitabile è stata la pronta replica dei medici di famiglia che esprimono la riluttanza verso la figura dell’infermiere di famiglia.
“Quello che sta succedendo in Piemonte – chiariscono i medici di famiglia –

è spia di una improvvisazione alquanto pericolosa. Si sono inventati l’infermiere di famiglia a cui è seguito il messaggio sui media che gli infermieri farebbero quello che una volta facevano i medici condotti, andrebbero cioè di casa in casa a seguire chi non può o non vuole muoversi e quando verificano qualche problema, in accordo con il medico specialista, invitano a fare un accertamento diagnostico”.
Certo, non va giù l’accusa che il ‘medico’, secondo alcuni, avrebbe troppo da fare e trascurerebbe i suoi pazienti. Penso utile e certamente necessario fare un po’ di chiarezza.
Ritengo, come ho pensato sempre, che l’infermiere del territorio, quando è un buon giocatore, può far parte di una squadra allenata dal medico di Medicina generale. La storia calcistica ci insegna che viceversa, seppur con delle buone potenzialità, l’atleta che vorrebbe sostituire l’allenatore, dare indicazioni di chi deve e come si deve giocare, arriva a non sedersi neanche più in panchina. Forse, il segretario del Nursind, per un eccesso di pubblicizzazione del proprio ruolo in un attimo di enfasi, sia andato “fuori tema”, sarebbe molto più utile, invece, il far prevalere il buon senso e capire il profondo significato della distinzione dei ruoli, netta e separata anche se si lavora in team.
Poi, per quanto riguarda il triage al pronto soccorso, siamo sicuri che il compito delicatissimo e di grande valenza professionale, sia assolutamente più consono ad una infermieristica rispetto a quella medica? Beh, mi si perdoni l’arroganza, ma sicuramente i medici che lavoreranno in diurno nella prossima ri-modulazione dell’assistenza territoriale, svolgerebbero tale percorso meglio di chiunque altro.

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