Alitalia: una saga infinita di inefficienze e sprechi……..di Rita Faletti

l destino di Alitalia sembra segnato L’agonia lunga decenni, del malato tenuto in vita da interventi intermittenti, di accanimento terapeutico, rappresentato da sostanziose iniezioni di denaro pubblico, è vicina ad una conclusione. Troppi soldi buttati dalla finestra, insensati privilegi ai dipendenti in esubero – 80% dello stipendio nel 2014 – personale pletorico, oltre 12000 addetti, una flotta dotata del 10% di aeromobili in più rispetto alle altre compagnie, chiusura di tratte nel lungo raggio, acquisto in leasing nel 2016, di un aereo vetusto, tenuto fermo per dieci mesi e successivamente depredato di vari pezzi per sopperire ai danni di altri velivoli e, incredibile, sostituzione delle uniformi, 20 milioni di euro la spesa, restyling degli interni e fodere delle poltroncine firmate Poltrona Frau.

Le solite manie di grandezza degli italiani con la Ferrari sotto casa pagata con le cambiali. Tutto questo al prezzo di un milione di euro di perdita al giorno. Alitalia è oggi il simbolo di quella parte di capitalismo marcio che ha fatto tanti danni in questo Paese e si è avvalso di politici pezzenti, manager che di più incompetenti è difficile trovarne, consulenti dell’ultima ora, affaristi con le pezze al culo alla ricerca di riscatto economico,faccendieri senza scrupoli. La compagnia non si è fatta mancare uffici all’estero, ha regalato biglietti ai potenti, ha elargito compensi astronomici ai consigli di amministrazione, ricche buonuscite a chi ha avuto gravi responsabilità e, come è consuetudine in Italia, non ha pagato un euro. Risultato: privatizzazione dei profitti e pubblicizzazione delle perdite. Paga sempre pantalone, cioè lo Stato, cioè i contribuenti ai quali poco o niente importa volare Alitalia. Cosa suggerisce il sindacato? Dimenticando le pesanti responsabilità che ha avuto nel tempo, la Camusso propone il salvataggio, mediante, indovinate un po’, la Cassa Depositi e Prestiti. C’è poi l’euro parlamentare ed ex sindacalista Cofferati che, da Bruxelles,vorrebbe un prestito straordinario da parte dell’Europa, perché l’Italia, dice, è un grande Paese. Come se all’Europa, nel caso dubbio condividesse questa opinione, interessasse qualcosa. Poi ci sono gli aspiranti segretari del PD, Orlando e Emiliano, che approfittano del disastro Alitalia e per raccattare voti dicono il contrario di quello che ha detto Renzi, il quale, molto sinteticamente, esclude opportunamente l’intervento statale. Alcuni sperano nell’acquisto in blocco e si fa già il nome di Lufthansa, che ha prontamente comunicato di non volerne sapere poiché Alitalia è troppo sindacalizzata. Rimangono allora due alternative: l’ingresso di nuovi finanziatori, soluzione non auspicabile che si trasformerebbe inevitabilmente nel soccorso della collettività (chi la vuole una compagnia decotta? ) o la liquidazione della società. Portare i libri in tribunale mi pare la soluzione migliore, ma quello che emerge, sopra ogni altra cosa, è la costante, colpevole, sfacciata mancanza di responsabilità di tutti gli attori di questa vicenda dalle ordinarie caratteristiche made in Italy.

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