Una scuola, un preside (Enzo Giannone, anche sindaco), un docente (don Antonio Sparacino, anche sacerdote), un esperto di restauro, alunni motivati e insegnanti appassionati, hanno dato vita ad un progetto unico in Italia: avviare un cantiere di restauro dentro una chiesa.
Protagonisti i ragazzi, alunni del Cataudela di Scicli. Questa scuola, ancora una volta, ha dimostrato di riuscire ad affrontare sfide ambiziose. Il risultato è stato quello di “declinare” quanto previsto dalla L.107/2015 (nota come Buona Scuola) in attività importanti e utili al territorio. “Nuova luce”, è il titolo scelto per il progetto appena concluso (almeno nella parte relativa al restauro) e presentato venerdì 9 giugno 2017 all’interno della chiesa della Consolazione di Scicli. Ragazzi e ragazze di 17 anni, seguiti dal dott. Luciano Bombeccari, restauratore di fama nazionale, hanno “fatto rinascere” preziose tele e originali sculture. Due gli elementi straordinari: il luogo e la gratuità. Le attività sono state realizzate dentro una chiesa. Dietro l’impresa non ci sono state aziende che hanno utilizzato lavoratori, non ci sono stati finanziatori o filantropi vari, ma persone che hanno offerto il loro tempo, le loro passioni, le loro competenze. Cosa ha reso possibile generare “ricchezza” per il territorio: economica, culturale e relazionale? La passione per la bellezza! E’ stato stimato che il valore economico delle operare restaurate è pari a 49.000 euro. Non è quantificabile, invece, l’immenso valore generato dal punto di vista culturale.
Può questa esperienza diventare modello per le scuole italiane?
Sono 2.626.674 gli alunni che, nell’anno scolastico 2016/17, frequentano le scuole secondarie superiori in Italia, collocati in 118.805 classi, secondo i dati forniti dal Miur. Impegnare 1.000 classi, distribuite sull’intero territorio nazionale, in attività di alternanza scuola lavoro, declinando nei singoli territori le attività del progetto “Nuova luce”, potrebbe generare risultati straordinari. Ma il risultato più importante potrebbe essere quello di dar vita ad una nuova comunità economica in grado di comprendere, quanto già ipotizzato dai pensatori francescani e rilanciato da economisti come Stefano Zamagni e Luigino Bruni, che le cose valgono in base alla loro scarsità e la gratuità non è associata a un prezzo nullo (gratis) ma a un prezzo infinito. Certi valori non si possono monetizzare, «Sarebbe come dire: quanto vale il coraggio di un preside? Oppure che valore ha la vocazione di un sacerdote? Quanto vale l’esperienza della gratuità per un gruppo di ragazzi? Siamo circondati dalla gratuità. La bellezza delle città, dei palazzi e delle chiese che abitiamo senza averle costruite. Ma in un mondo stracolmo di gratuità – sottolinea Luigino Bruni – gli esseri umani non riescono a resistere alla tentazione di costruire sistemi idolatrici e quindi senza gratuità, dove ogni cosa ha il suo prezzo. Lo vediamo nei nuovi templi del dio-consumo, lo vediamo nel culto meritocratico delle imprese, che non è altro che una riedizione degli antichi sacrifici pagani. A Scicli, grazie a questa esperienza, è stato possibile sperimentare la novità più rilevante dell’enciclica Caritas in veritate, che la reciprocità e la gratuità sono principi fondativi anche per l’economia e per il mercato. E non solo per le scuole, per il mercato non profit, per il volontariato o l’economia sociale, ma per l’intera vita economica ordinaria, dalle banche alle imprese multinazionali.