Ospedali Ragusa, Lorefice e Ferreri: “Prima serve un progetto serio e concertato su trasferimenti di reparti e pazienti”

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“L’ Ospedale Giovanni Paolo II, detto Nor (Nuovo Ospedale Ragusa), va aperto con tempi e modi studiati, elaborati, definiti e concertati alla perfezione. Nulla va lasciato al caso o al ‘poi lo faremo’”: Così le parlamentari Marialucia Lorefice e Vanessa Ferreri le quali hanno visitato venerdì pomeriggio l’ospedale Civile e l’Ompa di Ragusa: “Abbiamo voluto toccare con mano quanto sta accadendo, già drammatico dalle notizie stampa, ma si sa che vedere per credere. Così abbiamo deciso di comprendere in quale situazione versano i nosocomi iblei dopo i vari traslochi, in mezzo ai traslochi e, soprattutto, in questo momento di empasse. Il nostro obiettivo non è far polemica e non siamo contro l’apertura del nuovo ospedale. Questo per chiarire qualora ve ne fosse bisogno, perché siamo in un momento così delicato per la sanità della nostra provincia che non sarebbe il caso di creare ulteriori problemi. Purtroppo abbiamo constatato che il rischio preventivato quando il manager ha diffuso il suo cronoprogramma non ha avuto risvolti solo in termini di ‘lieve slittamento’

dell’inaugurazione ma ben più gravi e importanti risvolti. Primo fra tutti in termini di persone. I medici sono stremati, lavorano con dedizione come e più di prima ma senza i mezzi di cui necessitano, in mezzo alla polvere di un trasloco in corso, con tutti i rischi annessi e connessi anche in termini di ricaduta sui pazienti. Solo grazie alla bravura del personale medico e paramedico dei nostri ospedali si è riusciti ad evitare che in alcuni casi accadesse il peggio. Ma quanto ancora dovranno lavorare in queste condizioni? In verità lo avevamo già chiesto al Manager con una lettera formale alla quale ha risposto senza rispondere. Ecco, pensiamo di interpretare un pensiero comune dicendo che sarebbe ora che il direttore generale dell’Asp 7 uscisse dal palazzo di piazza Igea e andasse a vedere tutte queste cose. Doveva andarci prima ma sarebbe buono anche se ci andasse ora. Meglio tardi che mai. Il dott. Aricò e la direzione aziendale dell’Asp 7 non dovrebbero agire da uomini soli al comando, ma coinvolgere in questa fase di transizione tutti i medici e gli operatori, perché la sensazione che abbiamo avuto durante la nostra visita è che siano stati abbandonati in balia degli eventi e senza sapere né come né quando nonostante le riunioni indette dalla stessa direzione aziendale. Prima di inaugurare il Nor, che non è l’ospedale di Ragusa ma è di tutta la provincia e della Sicilia tutta, si devono prima di ogni cosa salvaguardare i pazienti. Questo non vuol dire dimettere tutti contemporaneamente, o quasi, da tutti, o quasi, i reparti. Piuttosto concertare soluzioni anche e soprattutto con i medici che sono in prima linea in questo momento.  Se una particolare strumentazione è necessaria per le emergenze dovrebbe essere l’ultima ad essere smontata per essere immediatamente rimontata, anche perché non sono strumenti che si riaccendono con un solo click. I medici devono essere i primi a sapere cosa sta succedendo, solo loro sono in grado di stabilire realmente i tempi del passaggio da un ospedale all’altro in base alle urgenze. Le direttive calate dall’alto, da un alto che non sa come si sta quaggiù, lasciano il tempo che trovano. Infatti i risultati sono sotto gli occhi di tutti.  Lasciare una città con degli ospedali per tre quarti dismessi non è possibile eppure è quello che sta succedendo. Giusto per capirci, abbiamo chiesto in portineria che si avvisasse la direzione di presidio della nostra presenza ma nessuno ha risposto al telefono. Sembra se non altro ‘strano’ in un momento così complesso e delicato. Se ci sono dei passi indietro da fare nell’attesa di inaugurare il Nor si facciano subito. Se dei macchinari possono servire a salvare delle vite non devono stare un giorno in più nelle scatole. Chiediamo per la salute della cittadinanza al manager Aricò di recarsi nelle corsie ospedaliere per capire come stanno andando le cose, concerti le sue idee con i medici, la direzione, le istituzioni. Basta con l’uomo solo al comando. Spieghi com’è in realtà la situazione del Nor, dei collaudi, e di tutto il resto su cui sorvola. Spieghi perché Malattie infettive, ad esempio, che è uno dei pochi reparti che dovrà comunque restare all’Ompa non ha neppure riempito una sola scatola e, invece, altri reparti del Civile sono ‘ospitati’ all’Ompa nell’attesa di andare al Nor. Ancora noi non l’abbiamo capito quale è stato non il cronoprogramma ma il programma di tutti questi traslochi e trasferimenti. Soprattutto non abbiamo capito come si è passati dal lieve slittamento al nulla. Ecco, ce lo spieghi il dott. Aricò. Sa che noi siamo sempre a disposizione per ascoltarlo ma vogliamo la verità perché le lettere vuote e le risposte che non dà alimentano solo dubbi. Probabilmente di buone motivazioni ne ha, le dica. Nero su bianco. Spieghi come farà, ad esempio, la Neonatologia quando per alcuni controlli i bimbi appena nati, con particolari problemi, dovranno essere trasferiti in ambulanza all’Ompa per alcuni indispensabili controlli. Benissimo che si apra il nuovo ospedale Giovanni Paolo II, perché così si chiama e si chiamerà, l’idea non entusiasma solo il dott. Aricò ma tutta la provincia ragusana che lo ringrazierà di certo, come i ragusani sanno fare, se il Nor aprirà i battenti senza intaccare la salute di nessuno. Lo sa il dott. Aricò che ognuno di noi auspica di non sentirsi male in queste settimane e nei prossimi mesi? Ci porterebbero a Catania? A Siracusa? Meglio per tutti che non succeda nulla. Si apra l’ospedale ma prima si evitino le criticità prevedibili e si concertino possibili soluzioni. Il dott. Aricò ha dei medici nei suoi ospedali che dovrebbero essere una guida sicura. Si fidi di loro, dott. Aricò. Non può essere che lei i reparti dei suoi colleghi medici, i suoi reparti, non li ha mai visti, neppure in mezzo al caos dei traslochi. Auspichiamo anche che la portineria dell’Ompa possa sempre funzionare, nei giorni festivi e feriali, perché qualcuno potrebbe aver bisogno di chiamarla e non saprebbe proprio come fare. Se ne ricorderà il direttore generale, perché mesi fa anche questo gli avevamo chiesto con una formale lettera. Sappiamo che è un momento di crisi ma in una casa chi apre la porta è necessario ci sia. Non si può lasciare la porta aperta e basta.  Anche e soprattutto a salvaguardia di chi opera o lì dentro è ricoverato.

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