“E’ necessario che chi di competenza intervenga il prima possibile. Per quanto ci riguarda, abbiamo già chiesto al deputato regionale Orazio Ragusa di farsi carico della delicata questione e di sollecitare il nuovo commissario straordinario dell’Asp 7, Lucio Ficarra, ad assumere le determinazioni conseguenti. Perché non è più possibile andare avanti in questo modo,
facendo pagare un duro prezzo alla popolazione ipparina e a tutti i potenziali utenti di questo fondamentale servizio”. E’ il senso dell’allarme lanciato dai consiglieri comunali di Riavvia Vittoria, Daniele Barrano (capogruppo), Rosa Maria Mazzone, Toti Miccoli e Agata Iaquez, su quanto sta accadendo al pronto soccorso dell’ospedale Guzzardi. “Una situazione – sottolineano i quattro consiglieri – sempre più grave con il trascorrere delle ore e che, naturalmente, non può passare sotto silenzio in quanto incide, e in maniera pesante, sulla salute dei nostri concittadini. Al momento ci sono soltanto due medici incaricati che coprono i turni mentre un terzo è strutturato, cioè fornisce il proprio sostegno soltanto in orario diurno. La politica deve occuparsi di stimolare le autorità sanitarie ad assumere gli opportuni provvedimenti per risolvere nell’immediato questa grave mancanza. Come gruppo consiliare, ci siamo fatti parte diligente nell’accogliere prima le rimostranze di numerosi utenti e poi di verificare sul campo come stanno le cose. E ci siamo accorti che il quadro è peggiore di quello che era stato dipinto. Siamo sinceramente preoccupati per l’involuzione che la vicenda ha preso. Speriamo sinceramente che possano esserci delle risposte. In più i problemi che in questi giorni si stanno verificando al nuovo ospedale di Ragusa hanno delle ripercussioni pure sul Guzzardi di Vittoria. Da Ragusa, infatti, arrivano delle ambulanze e tutto ciò ha delle conseguenze sulla già problematica gestione del pronto soccorso ipparino. Non siamo più disponibili ad attendere oltre. E se i riscontri non arriveranno a tempo debito, attiveremo altre e più incisive forme di protesta. Una cosa è certa. Così non si può più andare avanti”.