VIDEO. Capolarato nell’ibleo. Arrestati 3 imprenditori. Denunciati altri 9 per sfruttamento dei braccianti agricoli

GIAMBLANCO Emanuele

La Squadra Mobile di Ragusa, nell’ambito del progetto “Freedom”, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, ha concluso la seconda fase dell’attività di contrasto al caporalato nella provincia iblea ha visto impegnate le Squadre Mobili di Agrigento, Forlì – Cesena, Latina, Lecce, Matera, Ragusa, Salerno, Siracusa, Taranto, Verona e Vibo Valentia.
La Squadra Mobile, coadiuvata dal personale della Polizia Stradale, della Polizia Scientifica e dei Commissariati di Modica e Vittoria, ha arrestato 3 persone e ne ha denunciati 9, controllate 11 aziende nei territori di Ragusa (1 arrestato), Ispica (2 arrestati e 3 denunciati) Santa Croce (tutto regolare), Vittoria (4 denunciati) e Acate (2 denunciati); 126 braccianti agricoli identificati (17 rumeni di cui 12 donne, 41 africani di cui 2 donne, 11 albanesi, 15 bengalesi, 10 pakistani, 5 indiani e 27 italiani).

I controlli effettuati dal 17 al 21 luglio, hanno richiesto il prezioso intervento, oltre che di altre articolazioni ed Uffici della Polizia di Stato, anche del personale del Corpo Forestale dello Stato, dell’INPS, dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, dell’ASP di Ragusa – Servizio Igiene – dello SPRESAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro) e dei comandi delle Polizie Locali.
Le attività condotte dalla Polizia di Stato hanno avuto, anche questa volta, un duplice obiettivo, individuare i c.d. caporali durante le fasi di reclutamento e controllare le aziende che impiegano manodopera, al fine di verificare l’esistenza di indici di sfruttamento a danno dei lavoratori.

Ad Ispica e Santa Croce Camerina Camerina, controllate due aziende virtuose che operavano nel pieno rispetto delle normative, sia per quanto concerne l’impiego dei braccianti agricoli e quindi quanto contenuto nei contratti collettivi provinciali, sia per tutte le altre norme correlate, come la sicurezza sui luoghi di lavoro, l’uso di fitofarmaci e la tracciabilità dei prodotti biologici. È stato possibile accertare che l’azienda agricola di Ispica rispettava le norme da anni anche per il versamento dei contributi previdenziali ai dipendenti. Presso l’azienda numerosi studenti universitari, anche stranieri, figuravano tra i soggetti presenti negli anni, proprio per lo studio della coltivazione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli.

Grazie all’impegno degli operatori della Polizia di Stato, è stato possibile trarre in arresto Giuseppe La Terra, 49 enne di Comiso, titolare di un’azienda agricola in Contrada Randello a Ragusa, e di fratelli Emanuele e Massimo Giamblanco, titolari di un’azienda in Contrada Marza ad Ispica.
Per quanto concerne La Terra (soggetto già pregiudicato per aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratto in arresto dalla Squadra Mobile nel 2014), impiegava 13 braccianti agricoli di cui solo 4 avevano un contratto. 5 dei dipendenti di origini albanesi erano totalmente irregolari sul territorio nazionale e per questo il titolare verrà denunciato anche per questo reato e gli stranieri espulsi dall’Italia.
Il controllo è nato da un’attività di routine della Polizia Stradale, difatti la pattuglia del Distaccamento di Vittoria ha controllato un autoarticolato e, nel vano di carico, ha scoperto i 13 operai di cui sopra nascosti da un telone in plastica. L’immediato ausilio prestato della Squadra Mobile ha dato avvio alle indagini presso l’azienda dove si stavano recando i braccianti agricoli.
Dall’escussione dei lavoratori è emerso che la paga per tutti (anche quelli con contratto) era di 25 euro al giorno per 8 ore circa, ovvero 3 euro per un’ora di lavoro, paga totalmente difforme a quanto previsto dai contratti collettivi. Gravissime condizioni di degrado all’interno dell’azienda agricola ed in particolar modo nei magazzini trasformati in abitazioni senza alcuna idoneità alloggiativa, così come certificato dall’ASP di Ragusa.
Le dichiarazioni degli operai sono state fondamentali per gli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa; tutti sono stati concordi nel riferire di lavorare presso l’azienda La Terra e che lui gli aveva offerto come alloggio queste casette fabbricate senza alcun minimo rispetto delle normative sull’edilizia; era lui che impartiva gli ordini, organizzava il lavoro all’interno dell’azienda e li pagava.
Tutti hanno affermato che le loro condizioni economiche sia pregresse che attuali erano e permangono miserevoli.
Condizione altrettanto grave in territorio di Ispica, dove in Contrada Marza, un’azienda di oltre 250.000 mq, impiegava circa 30 lavoratori che, seppur quasi tutti ingaggiati, venivano sfruttati quotidianamente.
I due fratelli Giamblanco gestivano l’azienda di famiglia insieme ad altri due fratelli ed alla moglie di uno di loro. L’arresto è frutto di una condotta gravissima tenuta dai due fratelli a dispetto degli altri 3 soci che sono stati denunciati in stato di libertà.
Addirittura, uno dei due fratelli, durante il controllo, approfittando della vastità del terreno e quindi della lontananza dai poliziotti, avvicinava gli operai prima che venissero ascoltati dalla Squadra Mobile, minacciando di licenziarli se avessero riferito le reali condizioni di lavoro alla Polizia di Stato: “dovete dire che prendete 50 euro per 8 ore di lavoro, altrimenti vi licenzio”.
Oltre alle minacce, i lavoratori guadagnavano di più rispetto a quelli delle altre aziende controllate ma per molte più ore. I braccianti escussi, hanno riferito di guadagnare 35 euro al giorno per 10-12 ore, ovvero sempre 3 euro circa per ora di lavoro prestata. Anche questi dipendenti vivevano in condizioni degradanti all’interno dell’azienda agricola.
A Vittoria è stata controlla un’azienda la cui titolarità era riconducibile a diversi fratelli e loro figli ed anche in questo caso sono stati riscontrati numerosi indici di sfruttamento dei lavoratori, pertanto, considerato quanto accertato, i titolari sono stati denunciati in stato di libertà, perché, seppur indagati per il reato previsto dalla norma sul c.d. caporalato, non state violate in modo così grave le norme da procedere all’arresto in flagranza, misura pre-cautelare facoltativa.
Effettuati controlli anche ad Acate; sono stati denunciati un imprenditore di Mantova che ha delocalizzato la sua azienda agricola in provincia di Ragusa con diversi impianti per produzione in serra ed una giovane rumena di appena 19 anni che da bracciante agricola del suddetto mantovano, voleva provare a fare il “salto”, purtroppo non in modo lecito, in quanto era la prima a voler sfruttare i propri connazionali ed altri nord africani. La ragazzina aveva capito il sistema essendo stata operaia e con l’aiuto del titolare aveva deciso di fare una prova diventando imprenditrice senza alcuna licenza ma con gli stessi sistemi, ovvero sfruttando i braccianti.
L’Ispettorato del Lavoro, l’INPS e l’ASP procederanno a contestare le diverse infrazioni accertate nell’ambito dei suddetti controlli.
I controlli effettuati in questi giorni, così come quelli di fine giugno hanno interessato tutta la provincia iblea, da Acate a Ispica, passando per Vittoria, Ragusa e Santa Croce Camerina.
Come detto, insieme ad aziende virtuose, sono state tante quelle segnalate all’Autorità Giudiziaria per la violazione della norma di recente novellata dello sfruttamento della manodopera. Alcuni indagati assumevano mediante contratto ma poi sottopagavano i dipendenti, così come nessuno dei lavoratori poteva godere di ferie o di assenza per malattia, in pratica, chi lavorava guadagnava, gli altri non percepivano nulla.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa