“La promozione turistica è solo sulla carta. Nei fatti, la solfa è ben altra. Una turista che cerca di espletare un bisogno fisiologico in piazza della Repubblica, a Ibla, a due passi dai monumenti Unesco, in una giornata d’inizio agosto, si trova dinanzi a una porta sbarrata ed è costretta a rivolgersi alle attività commerciali presenti in zona. No, non va bene.
Non è questa la Ragusa che immaginiamo e che dovrebbe garantire quei servizi minimi essenziali ai visitatori che scelgono la nostra città anche per spendere qualche soldo”. Ad affermarlo sono i consiglieri comunali del Partito Democratico, Mario D’Asta e Mario Chiavola, dopo l’ennesima defaillance fatta registrare dall’amministrazione comunale retta dal sindaco Federico Piccitto sul fronte turistico. “I cittadini del quartiere degli Archi, seduti davanti alla sede di uno dei circoli che sorgono in zona – continuano gli esponenti dem – ci hanno confermato che il problema si verifica periodicamente, a parte l’episodio a cui abbiamo assistito personalmente. E questo ci riporta a quanto avevamo denunciato nell’aprile scorso circa la gestione dei bagni pubblici, sottolineando la presenza di inefficienze e disservizi. Avevamo sollecitato il Comune ad intervenire, avevamo denunciato tutte le cose che non vanno, avevamo chiesto di risolvere le anomalie evidenziate. Ma da allora ad oggi nulla è cambiato”. I democratici, nell’inchiesta condotta a suo tempo, avevano messo in luce che nei bagni pubblici del Comune di Ragusa, affidati in gestione a una coop, non è presente alcuna unità lavorativa a custodia e pulizia degli stessi. Quindi i bagni risultano essere non curati e per di più incustoditi. “Eppure – continuano D’Asta e Chiavola – avevamo detto che un servizio del genere riveste un aspetto di una certa importanza in una città a vocazione turistica. Purtroppo, nulla è cambiato. E prendiamo atto di come la giunta Piccitto faccia orecchio da mercante rispetto a necessità primarie. Non c’è più tempo da perdere. Questo ambito deve essere rivisto. Altrimenti andremo ad accantonare, una dopo l’altra, ulteriori figuracce. E non possiamo permettercelo”.