Vi scrivo esprimendo innanzitutto piena solidarietà a favore di tutti quelli che di recente, come lo scrivente, hanno subito furti con intrusione all’interno della loro casa, furti che oltre ai danni alle cose si sono conclusi con l’asportazione di oggetti che spesso hanno un valore effettivo che va oltre il valore intrinseco. La notizia del furto da me subita non è stata resa nota tanto non interessava. Fin qui sono e mi sento un cittadino di questo stato come tantissimi altri. Ma alcuni giorni fa io e mia moglie abbiamo visto pubblicato sul sito uno degli oggetti che ci sono stati rubati e non vi dico le sensazioni che abbiamo provato, soprattutto mia moglie, stante che l’oggetto era suo. Ci siamo attivati per visionarlo e poterlo meglio riconoscere.
Ci sono stati mostrati tanti altri oggetti sequestrati ma il nostro non spuntava. Alla richiesta specifica di prendere in visione proprio quell’oggetto gli addetti ci hanno lasciato in sala d’attesa per circa mezz’ora senza conoscerne il motivo. Dopo questa lunga attesa ci viene riferito che l’oggetto, assieme ad altri, era custodito a chiave in un cassetto di un dipendente momentaneamente assente che aveva portato con se la chiave. Abbiamo chiesto di insistere nel tentativo di contattarlo telefonicamente ricevendo rassicurazione che provavano a farlo. Dopo diversi minuti ci riferiscono che tutti i tentativi erano stati infruttuosi e ci promettono di convocarci al rientro dell’interessato. A questo punto, con tutto il malessere immaginabile, torniamo a casa. Siccome la cosa non riuscivamo a mandarla giù, il giorno dopo siamo tornati nuovamente sempre con la speranza di poter prendere visione dell’oggetto. Appena arrivati veniamo informati che stavano per chiamarci. Ci riferiscono che l’oggetto in questione, pubblicato sul sito, in occasione della perquisizione e casa del presunto riciclatore e forse anche ladro, non era stato sequestrato perché la donna del soggetto, indossandolo, aveva dichiarato che era suo producendo uno scontrino fiscale. Al che iniziamo a fare le nostre rimostranze nonché delle richieste ben precise che vengono rifiutate e veniamo invitati a parlare con chi aveva eseguito la perquisizione. Andiamo a trovare quest’ultimo che ci conferma il mancato sequestro e le motivazioni del non averlo eseguito ma ci rende edotti che nella stessa mattinata sono tornati nella casa del presunto riciclatore ma la sua donna non indossava più l’oggetto e non forniva alcuna informazione sulla fine dello stesso. Ciò ci ha autorizzato a supporre ancor di più che l’oggetto in questione potrebbe essere il nostro. Io e mia moglie ci siamo rimasti malissimo. La delusione è massima. Abbiamo avuto la sensazione che come se c’è lo avessero rubato una seconda volta alla presenza delle istituzioni che mettono al primo posto l’onesto ed indifeso cittadino ma, dal nostro punto di vista, potrebbe non essere così soprattutto per quanto mi riguarda avendo modo di supporre che, in un passato recente, ho subito un danno enorme dalle istituzioni le cui ferite non si rimargineranno mai. Mi auguro che questo scritto venga pubblicato da questa emittente che ringrazio anticipatamente e nel contempo che le instituzioni finalmente la smettano di deludermi.
lettera firmata