Risulta inspiegabile, ma ancor più intollerabile, come anche in presenza di conclamate carenze strutturali sul territorio, peraltro destinate a lievitare nel prossimo settembre a causa di esodi incentivati, Poste Italiane non provveda ad effettuare la prevista mobilità volontaria.
Il tutto aggravato, altresì, dalla mancata surroga di assenti a causa di maternità, lunghe assenze per malattia o infortuni, permessi L. 104 e richieste di esonero dai servizi esterni.
Uno scenario che si manifesta in tutta la sua drammaticità allorchè bisogna soddisfare anche le sacrosante esigenze di far fruire le programmate ferie estive agli addetti.
Diventano di conseguenza “routine” le zone non servite per intere settimane e l’attivata girandola di spostamenti di malcapitati, ma volenterosi CTD, nelle zone scoperte. Risponde più all’esigenza di schivare il rischio di elusione dell’obbligo nello assicurare un pubblico servizio che non al dovere di rendere alla clientela un accettabile servizio.
Poco o niente concorre l’ormai divenuta consuetudine di chiamare i clienti per i recapiti di : pacchi Amazon, patenti o raccomandate 1 in ufficio allo scopo di sgravare il sistema T&T di ”importanti giacenze”.
“L’immagine relativa al servizio reso – dice Coordinatore Territoriale della Cisl Slp, Giorgio Giummara – si deteriora sempre più e nella clientela, già da tempo, serpeggia la divenuta certezza che non vale pagare un servizio a tariffa intera se poi lo stesso viene reso per la metà.
E’ ora di dire basta a questa strategia aziendale che, se tale non è, getta tutte le ombre della responsabilità delle create problematiche sulle spalle dei propri dirigenti.
Una situazione infine che a prescindere della singola capacità e professionalità, di quest’ultimi si avvia a creare, ineluttabilmente, i presupposti di quella che è forse la vera strategia aziendale della dismissione del servizio recapito”.