Ripercussioni in Italia dopo voto in Germania….di Rita Faletti

Angela Merkel

Le politiche in Germania sono andate secondo le aspettative. Angela Merkel è al suo quarto mandato, il partito socialdemocratico di Martin Schulz è secondo con il 20% e tuttavia al minimo storico, seguito, con il 13%, dall’estrema destra, la Afd. La cancelliera è ora alle prese con il difficile compito di formare il governo. Non con Schulz, che passa all’opposizione, ma con i Liberali e i Verdi. Le consultazioni, che siano più o meno lunghe, più o meno sofferte, non allarmano Merkel che manda un messaggio di ottimismo “Ce la faremo”. Non vi è dubbio e non vi saranno rischi per la stabilità della Germania. I problemi, semmai, riguarderanno l’Europa, in particolare il sud del nostro continente. Con il voto di domenica, una parte dei tedeschi ha fatto capire che non sarà più disponibile a chiudere un occhio su immigrazione ed economia. Già nel 2015, la Merkel era stata oggetto di attacchi e critiche in seguito alla decisione, presa senza interpellare il parlamento e la nazione, di accogliere un milione di profughi siriani.

Anche per questo, non è scontato che la Germania sarà favorevole a cambiare i trattati di Dublino che assegnano al paese di prima accoglienza il dovere di tenersi gli stranieri. Altro punto interrogativo sarà il Quantitative Easing, (strumento di politica monetaria atto a stimolare crescita economica, produzione e occupazione) sgradito a quelli che, giustamente, non vogliono finanziare i debiti altrui. E la cancelliera, indebolita dal suo 33% contro il 36 delle precedenti elezioni, non sfiderà la volontà del popolo che l’ha eletta confidando nella sua capacità di difenderne gli interessi. Dunque, se una stretta ci sarà, l’Italia con un debito pubblico che non accenna a diminuire, un’economia che cresce meno di tutte le altre, una disoccupazione giovanile oltre l’accettabile, una burocrazia costosa e inefficiente, un’illegalità radicata e diffusa soprattutto al sud, sarà , con la Grecia, il paese che pagherà il prezzo più alto. Jens Weidmann, economista tedesco e presidente della Bundesbank, ha detto: “ Ogni paese deve lavorare per sé”. Suona quasi un avvertimento rivolto all’Italia che finora non ha avviato un serio percorso di riforme strutturali, nonostante le raccomandazioni provenienti da più parti. I governi, di qualunque colore siano, non hanno né competenza né coraggio né interesse ad usare il bisturi per tagliare spese improduttive e connessioni opache con gruppi di potere, singoli personaggi poco commendevoli, associazioni in odore di mafia che hanno inquinato il paese e gli hanno sottratto montagne di denaro. Quando la crisi morde, i politici ricorrono alla vecchia consuetudine della tassazione che colpisce i soliti, quelli che le tasse le hanno sempre pagate, e distribuisce a pioggia, dietro la pressione dei sindacati e delle sinistre, quello che i britannici, con espressione efficace, definiscono “helicopter money” perché cade dall’alto senza una precisa direzione. Ne beneficia ora questa ora quella categoria. E chi ne ha veramente bisogno rimane a bocca asciutta. Tutto questo è eredità del voto di scambio, di democristiana memoria, oggi variamente camuffato. Tu mi assicuri un voto, cento voti, mille voti e io ricambio il favore procurandoti un posto nella pubblica amministrazione senza partecipare a concorsi, la pensione a tua madre, la licenza di costruzione; vieto la demolizione della casa che ti sei costruito abusivamente a cento metri dal mare; ti assicuro quell’appalto….In questo modo non si va da nessuna parte e il paese rimane borderline, sospeso tra crisi, di cui abbiamo dimenticato l’inizio e di cui non intravvediamo la fine, e ripresina. Crisi sistemica della quale sono responsabili politici e cittadini in egual misura, visto che i politici non si eleggono da soli. In una realtà del genere, che non illudiamoci sia ignota ai nostri partner europei, sono ben poche le speranze che qualcosa cambi; semmai peggiora come abbiamo visto a proposito dell’accoglienza agli immigrati, occasione d’oro per i deliquenti. Jens Weidmann cita responsabilità e controllo. Controllo? Come possono i controllori fare il loro mestiere se i loro interessi coincidono con quelli dei controllati? Sarebbe come dire che si affida al ladro di quartiere il compito di vigilare sui furti che avvengono intorno a casa sua. In tema di responsabilità poi, conosciamo bene la tecnica del rimpallo. Per farla breve, in un’Europa in cui chi detta le regole è la Germania, che è anche il paese che vanta sette anni consecutivi di crescita economica, un tasso di disoccupazione del 3,9%, oltre che organizzazione, serietà, preparazione, senso civico, e tanto altro, sarebbe doveroso rimettere a posto una serie di cose, non solo per “biechi” motivi economici, ma anche perchè è umiliante essere in fondo alla classifica delle positività e in cima a quella delle negatività. Beninteso, l’Italia non è tutta uguale.

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