Il Giudice per le indagini preliminari di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, ha valutato gravi gli indizi di colpevolezza che gravano su di un vittoriese di 39 anni, per i suoi atteggiamenti vessatori nei confronti della convivente e due figli minori di quest’ultima. L’indagine della Polizia è iniziata ad agosto, quando la donna si è presentata presso gli uffici del Commissariato di Vittoria portando con sé due bambini, terrorizzata e gridando di essere aiutata.
Immediatamente soccorsa e rassicurata, la giovane donna ha riferito di essere riuscita a scappare dal proprio compagno convivente che voleva ucciderla, dopo che aveva subito per tutta la notte violenze fisiche che le avevano procurato fortissimi dolori(la donna sarà successivamente visitata dai sanitari del pronto soccorso di Vittoria e le saranno diagnosticati traumi e fratture, con prognosi di 25 giorni).
La donna ha raccontato di avere avuto una decennale relazione sentimentale con l’uomo che nell’ultimo anno aveva cambiato atteggiamento, ubriacandosi spesso e divenendo violento.
Nell’affrontare tale delicata vicenda la Polizia ha richiesto l’ausilio delle professioniste del centro antiviolenze “Donne a Sud” che al pari dell’associazione “Il Filo di seta” operano su Vittoria con abnegazione, professionalità e grandissimo spirito di collaborazione in numerosissimi casi di violenza di genere.
Le capacità investigative della Polizia di Stato unite al sostegno morale, psicologico, legale fornito dalle donne del centro antiviolenza hanno permesso alla vittima di aprirsi e rendere un racconto genuino e completo su un anno infernale che aveva trascorso, del quale voleva sbarazzarsi definitivamente.
Dieci anni di convivenza, con un figlio piccolo in comune non vengono cancellati facilmente, ma con il sostegno delle donne ad aiutarla, la vittima è stata in grado di delineare con precisione almeno sette specifici episodi di aggressioni consistiti in schiaffi, ma col tempo aumentati di intensità fino a causarle lesioni gravi anche con calci e pugni, rivolte anche nei confronti del figlio che la donna aveva avuto con un altro uomo; ragazzo che è dovuto andare via da casa per sfuggire alle ire del patrigno.
Il Gip, sulla scorta delle indagini della Polizia, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica dr. Francesco Riccio ha ritenuto sussistenti gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato per il delitto di maltrattamenti in famiglia aggravato ed ha applicato all’indagato la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza ed il divieto di avvicinamento alla vittima, prescrivendogli di mantenere una distanza di almeno 100 metri da lei.