”Scavò, grattò via un po’ di neve e accese un fuoco”. La volontà, la necessità interiore del bene e la sua bellezza in mezzo a tanto candore … ogni mattina con i bambini delle scuole riviviamo la magia di un fuoco che scalda e sorprende». Così l’équipe educativa della “Casa don Puglisi” sintetizza ciò che si sta vivendo da metà ottobre nell’esperienza dei laboratori che preparano il “Presepe della città 2017” e che sta coinvolgendo 3000 bambini delle scuole dell’infanzia e primaria di Modica.
Il Presepe e la “Casa” (in via Carlo Papa, 14), si potranno visitare dal 23 dicembre al 7 gennaio dalle 17 alle 21. Per visitarlo in altri orari, e in altri giorni fino al 2 febbraio, basta prenotare (telefonando al numero 0932751273 o scrivendo a casadonpuglisi@gmail.com). I bambini arrivano ed entrano in un ambiente preparato per loro, una vera e propria stanza delle fiabe in cui, tra luci e stoffe bianche, si ascolta la fiaba “La chiave d’oro” dei fratelli Grimm. Si narra di un bambino che esce a raccattare legna perché c’è freddo, la neve copre tutto, chiaro rimando al freddo della vita. Il bambino, raccolta la legna, senza arrivare a casa decide di accendere un fuoco: rimando ad una volontà diversa dalla necessità, una volontà decisa, una volontà che sa di fede, che è fede. Così trova una chiave d’oro e pensa che dove c’è una chiave, deve esserci un tesoro; quindi trova uno scrigno che felicemente apre… e a questo punto il racconto invita ad aspettare che si apra per intero e ci mostri il tesoro trovato. I bambini sono invitati a dire cosa li riempie di stupore nella vita, a disegnare il loro tesoro. Ed è bello quanto viene fuori: primo tesoro per i bambini è la famiglia, ma anche ritrovarsi insieme nella “Casa” che a loro appare anzitutto come una “Casa bella, grande e luminosa”. E proprio una bambina della “Casa”, venuta con la propria scuola, ha comunicato con il suo disegno una commovente intuizione: «Prima c’è la neve, dopo un morbido Natale che riscalda di cotone». Sempre più appare chiaro come i bambini, tutti i bambini, non chiedono cose ma calore e ci ricompensano, ancora prima che diamo loro qualcosa, con la loro semplicità che coglie la verità della vita. Tornare bambini, ritrovare la misura di Dio che è quella dei piccoli: così si sta costruendo la consapevolezza che accompagna la preparazione del presepe. Un insegnante scrive: «Candore e delicatezza come nella storia così nella relazione con i bambini: bravissimi e grazie!». Non serve come complimento, serve per cogliere cosa occorre per stare all’altezza dei bambini: candore e delicatezza. Peraltro, dopo il racconto, si continua con il laboratorio in cui si fa l’esperienza dei cristalli di neve, ancora una volta tra lo stupore dei bambini, ma anche con un ulteriore elemento che loro appaiono capaci di sostenere meglio di noi adulti: l’attesa, l’attesa che si formi il cristallo. Saremo all’altezza di questi doni che ci fanno i bambini? Fin d’ora appare chiaro che man mano in questi anni il presepe si sta precisando con tre tempi: la preparazione, in cui prevalgono i doni dei bambini; il presepe vero e proprio, come grande manufatto corale attorno a cui bambini e famiglie ci riscopriamo comunità; la visita al presepe, che diventa dialogo con gli adulti per condividere la preoccupazione di come accompagnare i nostri bambini, chiedendoci come aiutarli a custodire il fuoco, a come accenderlo e custodirlo anche noi. Speriamo di essere aiutati da quel clima proprio del Natale, quando – come scriveva Adriano Olivetti, testimone che sempre più stiamo riscoprendo – «il desiderio di rinnovamento e di salvezza raggiunge una più grande intensità, e la luce di un’epoca nuova per un ordine più giusto e più umano si accende come una fiamma che ci è stata consegnata e che bisogna alimentare e proteggere, perché le speranze dei nostri figli non vadano deluse».