La Polizia a seguito dello sbarco di ieri ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di tre tunisini di 27, 29 e 23 anni. Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione di un’aliquota della Guardia di Finanza di Pozzallo ed una dei Carabinieri hanno sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria 3 scafisti.
I migranti sono partiti dalla Tunisia ed hanno pagato circa 2.000 euro cadauno per raggiungere l’Italia. Dalle indagini è emerso che i tre membri dell’equipaggio fossero in accordo con gli organizzatori tunisini tanto da non averli visti nelle cosiddette “connection house”, ma solo quando saliti a bordo della barca in legno.
Grazie alle testimonianze è emerso che una volta giunti in acque internazionali i membri dell’equipaggio hanno richiesto l’aiuto via telefono satellitare ed atteso i soccorritori. Al termine delle indagini, gli scafisti sottoposti a fermo sono stati associati presso la casa circondariale di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea competente territorialmente.
A differenza dei viaggi con partenza dalla Libia, dove i natanti vengono affidati a scafisti pronti ad assumersi la responsabilità pur di non pagare il viaggio, quando si salpa dalla Tunisia, considerato che il viaggio è più impegnativo, esiste sempre un equipaggio, difatti sono stati ben tre i responsabili.
Uno di loro era già stato in Italia ed espulso, ma nonostante questo ha reiterato la sua condotta tornando in Italia da scafista. Per questi motivi è stato fermato per aver favorito l’immigrazione clandestina ed arrestato per aver fatto ingresso in Italia senza alcuna autorizzazione e prima dei 5 anni previsti per legge.
La Squadra Mobile di Ragusa ha accertato che 6 tunisini erano già stati in Italia ed espulsi o respinti al momento del tentativo di permanere sul nostro territorio. Due dei 7 tunisini sono stati arrestati in quanto hanno tentato di fare ingresso in Italia non prima dei 5 anni, periodo minimo previsto per chi è stato espulso. Dopo le formalità di rito la Procura della Repubblica ha disposto la liberazione e di poter procedere nuovamente all’espulsione. Questo tipo di attività possono essere portate a termine solo grazie al lavoro della Polizia Scientifica mediante la comparazione delle impronte digitali che vengono prelevate a tutti i migranti sbarcati.
Un altro tunisino è stato condotto in carcere in quanto era stato condannato alla pena della reclusione ma come alternativa alla detenzione in un istituto di pena era stato espulso. L’uomo ha fatto rientro in violazione di quanto prescritto dal giudice che lo aveva condannato per furto e ricettazione, adesso dovrà scontare l’intera pena in carcere e poi sarà nuovamente espulso in modo coatto.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno infatti ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Nel 2017 sono 103 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa.