Sotto l’albero una scatola piena di verità….l’opinione di Rita Faletti

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Trump ha detto che negli Stati Uniti gli immigrati fanno la bella vita e che è ora di darci un taglio. Gli afgani sono troppi, in più vengono da un paese che è il covo del terrorismo, i nigeriani arrivano e non si sognano proprio di fare ritorno nelle loro capanne, gli haitiani portano l’Aids. Bollato di grossolanità, aspramente criticato dai media globali cultori del politicamente corretto, colpevoli di aver infettato lessico e menti, il Presidente twitta verità scomode che sono musica per le orecchie di chi guarda la realtà senza le lenti dell’ipocrisia. Il linguaggio subisce da tempo una metamorfosi che è contemporaneamente eliminazione e sostituzione. Parole espunte dal lessico in quanto connotano la cruda realtà. Così un cieco diventa un non vedente, un invalido uno diversamente abile.

E fin qui nessuna obiezione, la delicatezza suggerisce di evitare alcune parole per le qualità discriminanti cui alludono. Sciocco è invece sostituire con locuzioni termini che connotano categorie di lavoratori. Che senso ha chiamare lo spazzino operatore ecologico o la domestica collaboratrice familiare? E’ come considerare offensivi certi lavori. Trump ha ragione a non farsi problemi, chiamando le cose con il loro nome, posto che non tutti gli afgani sono terroristi, ma molti sì, non tutti i nigeriani vivono in capanne, ma molti sì, non tutti gli haitiani sono malati di Aids, ma molti sì. L’America first del Presidente ha bisogno di messaggi chiari, quindi di generalizzazioni. E tutti noi sappiamo, anche se fingiamo che così non sia, che le generalizzazioni sono nate per fotografare efficacemente e sinteticamente la realtà. Il politicamente corretto è un abito che confonde e non rendendo giustizia al vero, progressivamente annienta il senso critico facendo scempio delle diversità di opinione e della libertà. Facciamoci un bel regalo per Natale, mettiamo sotto l’albero una scatola piena di verità.

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