L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ………….. DI DIRETTORE. MODICA CITTA’ SMEMORATA: LA DICHIARAZIONE DELL’ON. DRAGO A PROPOSITO DELL’INAUGURAZIONE DEL CHIOSTRO DI MODICA ALTA

La filosofia manichea che caratterizza il pensiero umano trova quotidianamente la sua applicazione sia nelle azioni che nei giudizi che si pongono in essere: non riusciamo mai, purtroppo, a distaccarci dall’idea che la società è divisa tra chi fa il bene e chi fa il male, tra chi è buono e chi è cattivo, chi è onesto e chi è disonesto, dimen-ticando che tali realtà coesistono nella stessa persona, che sono inseparabili e che non esistono nella realtà individui con una sola caratteristica. Tale filosofia appare ancor più evidente nel mentre, in modo acritico, un cittadino riesce a portare alle stelle una persona, un politico, un amministratore, un vip e poi, qualora cade in disgrazia, a sputargli addosso nella stalla nella quale, per sua responsabilità, si è cacciato. Se un politico quando è alle stelle lo si osanna per quel bene pubblico che fa non tenendo in conto magari i suoi errori, nella fase della decadenza si finisce per dimenticare tutto e rendere perfino oltraggio a quel bene da lui fatto, sia quello di interesse pubblico sia quello finalizzato al bene di singole persone.
Queste mie osservazioni traggono spunto da alcuni commenti ad una notizia pubblicata nel nostro quotidiano on line e relativa alla dichiarazione dell’on. Drago a proposito dell’inaugurazione del chio-stro interno all’ex convento di Santa Maria del Gesù, un’opera che porta la sua firma e, scrive Drago, “immaginata, finanziata, e progettata dalla Regione all’epoca in cui ricoprivo l’incarico di Assessore alla Presidenza”.
A Drago è accaduto, purtroppo, proprio quello che affermava Don Sturzo e cioè che “Quando la folla ti applaude pensa che la stessa folla potrà divenire avversa”. La storia, se ricostruita onestamente, deve oggettivamente registrare tutto ciò che accade sia in negativo che in positivo, e non si può nascondere il positivo che una persona ha compiuto per il fatto di essersi macchiata di errori. e anche gravi.
All’inaugurazione del chiostro, cui ho partecipato, sono stati ringra-ziati tanti soggetti che hanno contribuito nel tempo alla realizzazione dell’opera, sia quelli del passato che del presente. E’ stato tralasciato dagli organizzatori solo l’on. Drago; certo, avendo deluso la città per i suoi problemi giudiziari, non ne poteva essere più degno. Come se questi suoi problemi giudiziari avessero d’un tratto cancellato le tappe storiche nelle quali la sua presenza è stata determinante per il bene monumentale che si è inaugurato e di cui la città, e direi la Sicilia, oggi gode.
La verità di un fatto, e cioè che il chiostro di Modica alta vede il suo splendore anche grazie all’assessore regionale pro tempore Drago, non può sicuramente essere cancellata dalla caduta in errore dello stesso.
Forse l’on. Drago avrebbe fatto meglio a non ricordare alla città che il chiostro è anche merito suo, ma sicuramente non è riuscito a dominare il suo impulso interiore. Come sarebbe stato di alto livello culturale e umano dire, anche per inciso, che dietro ad un’opera che si inaugura non c’è solo l’impegno, sicuramente innegabile, di chi sta lavorando oggi per la città , ma c’è anche una storia che viene da lontano e che è stata scritta da altri uomini, anche se divenuti oggetto di giudizio negativo. Dove voglio arrivare con questa mia osservazione?
Ad invitare tutti a leggere la storia della nostra città non da smemorati, o animati da vendetta e sentimenti di odio, ma come persone che nel mentre, giustamente e legittimamente, possono esprimere delusione o indignazione per fatti giudiziari accaduti a personaggi di spicco della città, riescono a non cancellare con un colpo di spugna quel positivo che questi, con il loro lavoro e impegno, hanno anche loro fatto per il bene della città.
La vera civiltà non si fonda sulla dimenticanza, sull’indifferenza, né sull’odio e la vendetta, ma sulla capacità di fare e apprezzare il bene e prendere le distanze dal male, rispettando sempre la dignità della persona, anche quando cade in errore.
I figli di Vittorio Bachelet, al tempo della prima Repubblica e degli anni del terrorismo delle brigate rosse, furono i primi a condannare aspramente l’operato degli assassini del loro padre,che pagarono il loro gesto, ma in chiesa durante i funerali furono anche quelli che “perdonarono” i criminali che li avevano privati del loro affetto più caro. Una testimonianza di civiltà che fece riflettere l’Italia!

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