Modica, in migliaia a dare il saluto a Chiara Modica. Salutata con pallocini bianchi a forma di cuore

Se al di là della fede è vero quel che ha detto il sacerdote Giorgio Mallia durante la sua omelia, che chi resta ha la responsabilità, il dovere di essere segno dell’amore che lo legava a chi non c’è più, Chiara Modica ieri ha potuto vedere dall’alto una distesa di questi segni, germogli sbocciati da tutti i semi che lascia sulla terra. Non è bastata l’ampia circonferenza della Chiesa di San Luca, non è bastato nemmeno l’intero piazzale che la circonda ad ospitare le migliaia di persone che ieri pomeriggio hanno voluto darle l’ultimo saluto. Ragazzi, soprattutto. Tutti gli amici che l’hanno accompagnata nel suo ultimo viaggio, dolcissimo, lungo un sentiero di palloncini bianchi a forma di cuore, stagliati su un cielo di primavera che d’improvviso s’è fatto nuvolo. Tutti quelli che come lei ogni mattina salgono sul motorino per andare a scuola, inforcano l’incrocio maledetto di Piazzale Baden Powell, e forse oggi non riusciranno più a farlo senza fermare lo sguardo su quel punto in cui si è spezzata la vita di Chiara. Mazzi di fiori, lumini, biglietti, segnano quel piccolo cimitero dove giovedì mattina un autobus dell’Ast, facendo manovra per parcheggiare, ha travolto e arrotato Chiara Modica che con il suo motorino lo stava sorpassando. Per lei non c’è stato nulla da fare e lo strazio è ancora vivo, lo era più che mai ieri pomeriggio, negli occhi e nelle lacrime dei suoi compagni e dei suoi insegnanti che hanno tentato invano di soccorrere il suo piccolo corpo dilaniato, fino all’ultimo respiro. Con in testa quest’immagine atroce e negli occhi il sorriso del suo volto luminoso, null’altro che il surreale silenzio del vuoto poteva accompagnare la veglia collettiva di quella bara bianca, un puntino appena nel bel mezzo di una folla immensa. A San Luca Chiara era stata battezzata, nel settembre del 1995. “Allora è nata alla fede e oggi nasce alla vita eterna –ha detto il celebrante- in un arco di tempo molto breve, troppo breve, perché Chiara era ancora nei preparativi della vita. Ma pure in quest’arco di tempo così breve era stata per la sua famiglia, per tutti coloro che l’avevano conosciuta, una fonte di gioia continua”. Questo hanno detto pure le sue compagne di scuola, con le poche semplici parole che hanno scelto per salutarla: il ricordo di quel sorriso d’oro, in un volto di bimba pieno di speranze e di sogni, e l’aria sbarazzina del suo nuovo taglio di capelli con cui era tornata in classe dopo due mesi di convalescenza dal primo incidente stradale che aveva avuto in moto col fidanzato Andrea. L’allegria, la spontaneità, l’affetto renderanno più difficile l’opera del tempo, “che cura le ferite e le cicatrizza”: ma anche il segno del dolore, come quello dell’amore citato nelle parole del parroco, resterà per sempre.

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