CORTE D’APPELLO. INGHIPPO NELL’UDIENZA PER DISCUTERE DELL’ESTRADIZIONE DELLA POLACCA ARRESTATA A MODICA

Incidente di percorso nella vicenda riguardante Barbara Cebula, 49 anni, la donna polacca arrestata dagli agenti della Squadra Mobile di Ragusa, guidati dal vice questore aggiunto, Francesco Marino, poiché ricercata in campo internazionale, e successivamente ammessa ai domiciliari dalla Corte d’Appello di Catania. Ieri mattina, proprio davanti all’organismo etneo era prevista l’udienza per decidere se dare seguito alla richiesta di estradizione avanzata dalla magistratura polacca. In apertura di dibattimento è emerso, che nel dispositivo non erano stati indicati i capi d’imputazione nei confronti della donna che è patrocinata dall’avvocato Giovanni Favaccio. La Corte d’Appello, a questo punto, ha deciso di chiedente una integrazione della documentazione ai colleghi della Polonia, riconvocando le parti per il prossimo 30 aprile. Come si diceva, subito dopo l’arresto, la Cebula era stata ammessa ai domiciliari, nella propria abitazione di Via Risorgimento, a Modica, dopo essersi dichiarata estranea ai fatti. Le indagini, condotte su richiesta e in collaborazione con le autorità polacche ed il Servizio Interpol, avevano consentito di arrestare la donna, destinataria del mandato di arresto europeo emesso dalla Corte di Zygmunt Dudzinski. La Cebula si era resa irreperibile dal 2004. La polacca, che a Modica fa la badante, è accusata di favoreggiamento in frode, perché avrebbe avallato le richieste di finanziamento presso istituti bancari della Polonia di altre connazionali tendenti a truffare l’Unione Europea. L’importo incassato con il raggiro sfiorerebbe i ventimila euro che le interessate, pare quattro, avrebbero successivamente diviso prima di prendere strade diverse come Barbara Cebula, che è espatriata in Italia, prima a Santa Croce Camerina e poi nella città della Contea.

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