Il marmo di Sicilia va in Spagna

Il settore marmifero siciliano torna a proporsi al mercato spagnolo con la partecipazione di sei aziende dell’isola alla Marmol di Valencia in corso di svolgimento nella città iberica.
Per il secondo anno consecutivo, ma con uno spazio (256 metri quadrati), doppio rispetto a quello ottenuto l’anno precedente, l’assessorato regionale alla cooperazione e commercio e artigianato ha promosso una missione che punta al rafforzamento della presenza delle aziende del settore lapideo in Spagna.
Le sei aziende siciliane che oggi sabato 11 febbraio concluderanno la loro esposizione al 23° Salone internazionale della pietra naturale (cominciato lunedì scorso) hanno presentato i loro prodotti: marmi grezzi e lavorati e il pregiato periato di Sicilia per le aziende del trapanese, silice e pietra lavica dell’Etna, per le aziende del catanese e altri prodotti provenienti da altre province.
Il Salone, specializzato nel Business to Business si estende per 2 mila metri quadri e l’anno scorso ha registrato 90 mila visitatori di cui 11 mila stranieri.
«Il marmo siciliano è molto richiesto all’estero», sottolinea Baldo Levante, presidente del Consorzio del Periato, il maggiore in Sicilia, che raggruppa 35 aziende di estrazione, «soprattutto nei mercati mediorientali, nordafricani ed europei in genere. L’anno scorso in Spagna sono stati stretti numerosi accordi commerciali con il mercato iberico, dove abbiamo già cominciato ad esportare soprattutto il periato di Sicilia».
Il settore marmifero siciliano, la cui produzione si concentra sostanzialmente nei distretti produttivi di Trapani, Catania e Ragusa, rappresenta oggi il 15% della produzione nazionale e dà lavoro a oltre 4 mila persone. Nel solo polo trapanese, con Custonaci in testa, si concentra l’85% della produzione siciliana. Secondo le indicazioni del Consorzio Periato, le prospettive di crescita dell’export sono puntate soprattutto su due marmi: il Nerello di Custonaci e l’avorio venato.(riproduzione riservata). ANDREA NASELLI

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