La scarcerazione di Riccardo Minardo: “Le indagini private dei difensori l’hanno determinata”

E’ finita dopo 155 giorni la detenzione ai domiciliari dell’onorevole Riccardo Minardo e della moglie, Pinuccia Zocco. E finita dopo pochi giorni dalla prima udienza del processo per il quale sono stati arrestati, perchè non c’erano più i presupposti. Per Tribunale delRiesame di Catania, in sessione d’Appello(Vagliasindi presidente), “non sussistono più le esigenze cautelari e non ci sono più le condizioni di reiterazione dei reati”. Per i giudici sono stati determinanti i contributi della difesa “non solo di elementi sopravvenuti ma anche elementi probatori precedenti”. In poche parole è stato dato molto lavoro alle indagini private compiute dal professore Giovanni Grasso e dagli avvocati Carmelo Scarso e Raffaele Pediliggieri, dopo le numerose sentenze di rigetto tra Gip, Riesame, Appello e ancora Gip di Modica. Da oggi Minardo è nuovamente un parlamentare dell’Ars visto che il provvedimento di sospensione dalla carica quando fu adottato dall’Assemblea prevedeva il suo reintegro nei ruoli non appena riottenuta la libertà. Per il sindaco di Pozzallo, Giuseppe Sulsenti, sono le ultime ore da “onorevole”. La notizia della scarcerazione di Riccardo Minardo, esponente del MpA, è arrivata da Catania ieri poco dopo mezzogiorno, ed è stata comunicata all’interessato e alla moglie, Pinuccia Zocco, anche lei rimessa in libertà e visibilmente provata, dai difensori. Oggi, dunque, Minardo, potrà assistere alla seconda udienza del processo inerente proprio l’inchiesta Copai da uomo libero. I due congiunti modicani sono indagati per la maxi inchiesta “Copai”, il Consorzio per la Promozione dell’Area Iblea, del quale presidente è Sara Suizzo di Santa Croce Camerina che si trova ancora ai domiciliari insieme al marito Mario Barone, e all’imprenditore Pietro Maienza, amministratore legale della Sud Legno Scarl. . Di loro si occuperà la Corte di Cassazione nell’udienza già fissata per il prossimo sette ottobre. Furono arrestati tutti la mattina del 26 aprile scorso dalla Guardia di Finanza. Arresti che fecero scalpore, soprattutto per la presenza di Riccardo Minardo, massimo esponente politico della Regione a Modica e leader provinciale del Movimento per l’Autonomia. Stamattina, quasi certamente, il parlamentare sarà in aula davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica che si occupa proprio del procedimento che si celebra con giudizio immediato, come chiesto dal pubblico ministero, Francesco Puleio. I magistrati scioglieranno la riserva dopo che i difensori dei cinque imputati si erano, mercoledì scorso, opposti al rito scelto per celebrare il processo. Secondo la Corte etnea “non sussistono più le esigenze cautelari e non ci sono più le condizioni di reiterazione dei reati”. Per i giudici sono stati determinanti i contributi della difesa “non solo di elementi sopravvenuti ma anche elementi probatori precedenti”. C’è stata, insomma, una grande mole di attività difensiva. L’accusa parla di associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate ai danni della Comunità europea, dello Stato e di altri enti pubblici, ma anche di malversazione, evasione fiscale e riciclaggio. Al centro dell’inchiesta c’é il Consorzio provinciale area iblea (Copai) che è formato integralmente da fondi di provenienza pubblica.


La cronaca di ieri

Poco dopo le 13 è stato l’avvocato Raffaele Pediliggieri a suonare al cancello della villa di Contrada Cappuccina dove Riccardo Minardo e la moglie hanno trascorso insieme le ultime settimane di domiciliari. C’era anche una delle due figlie: tutti erano visibilmente emozionati e commossi anche se Minardo ha cercato di stemperare il momento con una battuta: “Domani chi devo cercare per accompagnarmi in Tribunale”?. “Nessuno – ha replicato il difensore -. Può venire da libero cittadino”. L’esponente del MpA è quello che ha saputo reggere di più la grave situazione(ma è certamente una calma apparente), la moglie è molto provata e i due “crolli” manifestati durante questi 155 giorni lo hanno confermato. “Siamo molto soddisfatti – dichiara l’avvocato Carmelo Scarso – perchè finalmente abbiamo ottenuto una prima giustizia, sicuramente sofferta perchè la circostanza del periodo feriale non ha consentito di avere un’udienza prima di giovedì scorso. Siamo ulteriormente soddisfatti, per la scarcerazione perchè ottenuta anche grazie al contributo probatorio che abbiamo fornito ai magistrati etnei”.
Ieri stesso è stata data comunicazione al presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana dell’avvenuta scarcerazione di Minardo che da oggi, dunque, torna ad essere uno degli eletti all’Ars. I coniugi Minardo sono patrocinati anche dal professore Giovanni Grasso del Foro di Catania. L’inchiesta sul Copai ha una doppia sfaccettatura. Sono, infatti, due diversi i filoni d’indagine. Il primo riguarda i reati che prevedevano la misura cautelare e interessa solo cinque persone, mentre nella seconda inchiesta sono una ventina le persone chiamate a difendersi. In questo caso Minardo è indagato solo come tecnico.

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