Modica, Peppe Drago: “il fango sulla mia famiglia è frutto di rancore personale”

“Sono un uomo politico che ha pagato, con dignità, le colpe che altri mi hanno affibbiato»”. Esordisce così Peppe Drago dopo la pubblicazione di notizie che coinvolgono la sfera dei suoi affetti familiari nella vicenda giudiziaria che lo riguarda, vicenda alla quale i familiari di Drago sono del tutto estranei. «Mi sono dimesso – dice – con grande senso delle istituzioni, dalla Camera dei Deputati, carica cui ero stato chiamato da un voto democratico.
Ho pagato in prima persona con il licenziamento dall’Azienda sanitaria di cui ero dipendente, accettando il peso di conseguenze ingiuste e sproporzionate rispetto a quanto mi era stato addebitato. Oggi mi chiedo: a chi giova compromettere la serenità della cosa più preziosa e intima che ho, la mia famiglia? Ho deciso, all’indomani dell’inizio dell’attività investigativa nei miei confronti, di difendermi nel processo. In genere un imputato gioca a nascondersi. Io invece ho lottato e continuerò a lottare per fare chiarezza su tutto ciò che riguarda la mia vicenda, comprese le ultime deposizioni spontanee, anche nell’ipotesi che dovessero essere state ritrattate. Credo occorra fare chiarezza – dice ancora – sulle ambiguità dell’attività investigativa. Ho soprasseduto sull’assenza, nel fascicolo processuale, dei verbali delle testimonianze in mio favore. Ho soprasseduto sulla impossibilità di leggere le intercettazioni ambientali, tutte a discolpa degli imputati. Ma l’idea che adesso ci sia chi si permetta di valutare anche la mia vita personale, attraverso il racconto di persone tutt’altro che autorevoli, mi fa affermare che non ci sto. Si è voluto buttare del fango mediatico su un processo privo di fondamento, anche su persone che nulla c’entrano con le indagini. Riprendere spunti dalle esternazioni di una persona che si trova in carcere tradisce l’intenzione di infamare la mia famiglia. Mia moglie, che è la madre delle mie figlie, preside di un istituto paritario e docente di lingue, non aveva certo bisogno di me per provvedere alle sue esigenze personali. È tra l’altro proprietaria di appartamenti donati a lei dai suoi genitori, in uno dei quali viviamo. Nulla c’entra lei in questa storia, in cui è stata tirata in ballo soltanto per l’odio di chi si è sentito allontanato dalle frequentazioni della mia famiglia. Mi auguro che il processo arrivi finalmente a conclusione accertando fino in fondo la verità, e mettendo la parola fine alla gogna mediatica sapientemente orchestrata».

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