Ragusa, parte il processo contro l’oncologo Carmelo Iacono

Udienza dedicata esclusivamente al processo a carico di Carmelo Iacono, primario di Oncologia dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ibla, imputato di peculato e concussione, reati che sarebbero stati commessi dal maggio 1997 al settembre del 1999, quando il medico lavorava presso l’Unità operativa di Oncologia dell’ospedale Civile. Le indagini sono state svolte dai Nas dei Carabinieri di Ragusa. Davanti al Tribunale (presidente Andrea Reale, a latere Rosanna Scollo ed Ivano Infarinato) ha chiesto di costituirsi parte civile l’Azienda sanitaria provinciale 7.

Con la delibera 587 del 31 marzo l’incarico è stato affidato all’avvocato Angelo Pennisi di Catania, venerdì sostituito da una collega di studio. L’udienza è stata dedicata ai primi testimoni citati dalla Procura (rappresentata dal pm Marco Rota). Si tratta dello stesso magistrato che ha chiesto ed ottenuto dal gup Claudio Maggioni il rinvio a giudizio dell’imputato il 27 luglio dell’anno scorso. Secondo l’accusa, il direttore dell’Unità operativa di Oncologia, difeso dall’avvocato Carmelo Di Paola, abusando della sua qualità, avrebbe programmato e attuato, oltre a quelli dovuti, anche accertamenti ed esami di competenza dell’Unità di Chirurgia, ricoverando 37 pazienti nei confronti dei quali prescriveva o faceva prescrivere dai suoi assistenti indagini specialistiche finalizzate alla preparazione dei pazienti all’intervento chirurgico effettuato poi a Catania.

L’invio alle cliniche etnee era motivato dal fatto che una delle sale operatorie del Civile, quella dedicata ad Urologia e Oncologia, come ha precisato in questa udienza il dottor Iacono, era chiusa, e che, quindi, c’era da attendere molto.

Secondo l’accusa, quindi, i pazienti venivano preparati a Ragusa a carico della struttura pubblica, ma si sottoponevano all’intervento chirurgico in cliniche private etnee, tesi confermata venerdì mattina dal luogotenente dei Nas dei Carabinieri, Giuseppe Faraci. Il militare ha anche detto che è stata una norma regionale ad impedire al primario di Oncologia di effettuare interventi chirurgici, interventi che dovevano essere effettuati dall’Unità di Chirurgia generale diretta all’epoca da Santo Viola, mentre prima, ai tempi del dottor Ferrera, potevano operare anche gli oncologi. Per la pubblica accusa, quindi, il primario Iacono, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, avrebbe indotto i pazienti a promettergli indebitamente denaro quale corrispettivo per le prestazioni chirurgiche da effettuare a Catania.

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