Tentato omicidio. Ricorrono al Riesame i vittoriesi Arcerito e Avola

E’ stato esaminato giovedì il ricorso al Tribunale della Libertà di Catania presentato dai vittoriesi Andrea Arcerito, 30 anni, Davide Avola, di 35, ritenuti appartenenti alla Stidda ed accusati del tentato omicidio di Giovanni Antonuccio, considerato, all’epoca dei fatti, il maggio del 2008, ai vertici della locale Cosa nostra. Il Tdl, al termine dell’udienza, si è riservato sulla richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. Deciderà venerdì. Insieme a loro due, Polizia e Carabinieri hanno arrestato Gianluca Pardo, 31 anni, già detenuto per altro. A supporto delle indagini condotte da Polizia e Carabinieri c’è il racconto di quattro collaboratori, tra cui lo stesso Antonuccio. Il primo a saltare il fosso è stato Marco Cirnigliaro che gli inquirenti considerano essere un esponente di Cosa Nostra gelese. Cirnigliaro ha raccontato ai magistrati i contatti che ci furono tra i due gruppi a seguito del furto messo a segno all’interno dell’azienda agricola vittoriese commesso dagli stiddari nonostante la protezione di Cosa Nostra. Episodio che ruppe la pax mafiosa che durava dal gennaio 1999, dopo la strage di San Basilio. Poi, anche il fratello gemello, Emanuele Cirnigliaro, ha deciso di collaborare, confermando ai magistrati della Procura di Ragusa e della Dda di Catania le dichiarazioni del primo. “All’interno del bar Invidia sono entrati gli stiddari – hanno dichiarato i Cirnigliaro ai magistrati – e si sono messi a dare subito pugni, poi Antonuccio ha visto il calcio della pistola, è uscito fuori, lo hanno inseguito”. “Mentre scappavo – ha detto Antonuccio – sono riuscito ad evitare quasi tutti i proiettili, visto che uno solo mi ha colpito, loro erano tanti, almeno quindici”.

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