Modica, morte di Don Basile. Le conclusioni a dicembre 2012

Solo il 14 dicembre del 2012 si conosceranno le decisioni del processo civile per la morte del parroco della Catena. E’, infatti, la data fissata dal giudice monocratico del Tribunale di Modica, in sessione civile, Francesco Chiavegatti, dopo che il consulente nominato, Di Giacomo, ha depositato il supplemento di perizia con la quale doveva stabilire quale responsabilità di natura medica, può esserci stata nella morte di Don Rosario Basile. L’avvocato D’Avola, che patrocina l’assicurazione dell’auto investitrice, ha contestato le conclusioni del perito, mentre l’avvocato Nino Frasca Caccia, che tutela gli interessi della famiglia non ha battuto ciglio. Del resto la parte civile vuole solo sapere se ci sono responsabilità. Se queste sono da ripartire o da addebitare a una sola parte per i familiari non cambia nulla. La sera del 7 dicembre 2006 l’anziano prelato fu investito da R. P., 52 anni, conducente di una Peugeot, che in sede penale è stata condannata a otto mesi di reclusione, pena sospesa, e alla sospensione della patente di guida per un anno. Il Ctu, Giuseppe Garofalo, nella sua relazione tecnica aveva confermato le responsabilità della donna ma aveva sottinteso anche una sorta di responsabilità del sacerdote perchè avrebbe attraversato la strada da un luogo poco sicuro e sarebbe stato poco visibile giacchè indossava l’abito talare scuro. L’avvocato Frasca Caccia in questo procedimento(ce n’è un altro penale in corso), che ha chiamato quali presunti responsabili, oltre all’investitrice, anche il marito di quest’ultima, proprietario dell’autovettura, la Reale Mutua Assicurazioni, e l’Asp Ragusa, che si difende autonomamente attraverso l’avvocato Berretta. L’incidente avvenne in Via Gerratana. Il 14 gennaio 2007, la Procura fece riesumare il cadavere per l’autopsia. Furono nominati tre consulenti, Francesco Coco, Giovanni Dell’Agli e Vincenzo Cascio che avevano rilevato la presenza di una frattura del bacino. Nella cartella clinica stilata dai medici del “Maggiore”, era riportato che l’anziano prelato presentava la frattura della tibia, per cui non era presumibile che il decesso potesse essere imputato a tale circostanza.

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