L’OSSERVAZIONE DAL BASSO ……………..DI DIRETTORE. CATENE A BORDO SULLA MODICA RAGUSA: SE I CITTADINI DOBBIAMO ESSERE IN REGOLA, IN REGOLA DEVE ESSERE ANCHE L’ANAS

Sull’ordinanza dell’Anas relativamente all’uso delle catene a bordo sulla Modica – Ragusa si è detto e scritto parecchio. Gli interventi di protesta da parte di amministratori, politici, consiglieri, deputati e associazioni di categoria non hanno sortito alcun effetto. Neanche l’intervento autorevole del Prefetto di Ragusa sembra aver avuto ascolto. L’Anas non ha fatto alcun passo indietro. Su questa vicenda desidero fare tre osservazioni. La prima di natura ordinamentale. L’Anas, in ossequio al codice della strada, deve tutelare la sicurezza degli automobilisti. Ha l’obbligo di segnalare con appositi cartelli tutto ciò che attiene alle condizioni di sicurezza per la percorrenza di una arteria stradale. Se formalmente non lo facesse, qualsiasi automobilista, in caso di incidente e di danno alla sua salute, potrebbe citare l’Anas al risarcimento.
E probabilmente casi del genere ne sono capitati e ne sono in corso. Con la emanazione dell’ordinanza, l’Anas, dunque, si è messa formalmente a posto e non intende fare retromarcia, perché non vuole correre rischi su eventuali incidenti che possano essere attribuiti a ghiaccio o neve sul manto stradale. Non le si può dar torto. L’Anas, tuttavia, sa bene che sulla Modica Ragusa di neve non se ne vedrà, ma non le importa: dà una prescrizione restrittiva come se ci trovassimo sulla Sila.
La seconda osservazione è di natura sostanziale. Se la forma è stata fatta salva non facendo correre rischi all’Anas circa eventuali incidenti attribuibili a ghiaccio o neve, nella sostanza l’ordinanza appare priva di buon senso, tant’è che ha avuto due conseguenze. La prima di costringere gli automobilisti a dotarsi immediatamente di catene a bordo per non incorrere in multe, la seconda di suscitare la ilarità dei cittadini iblei perché, oggettivamente parlando, la vecchia strada Modica – Ragusa come anche la Statale non sono soggette a bufere di neve tali da richiedere l’uso di catene.
E vengo alla terza osservazione. Cosa fare? Molti hanno ordinato le catene preso i rivenditori, altri sono alla ricerca, altri ancora stanno riflettendo.
A questo punto inviterei le associazioni che hanno espresso, giustamente, il loro disappunto, nonché i consiglieri comunali e i politici, a fare una raccolta di firme non per richiedere la revoca dell’ordinanza, ma per dire all’Anas di mettersi formalmente a posto, qualora non l’avesse fatto, su un altro livello: quello operativo.
Se tu Anas ci chiedi le catene a bordo, noi ti chiediamo:
1.di indicarci la struttura operativa dell’Anas operante tra Modica e Ragusa alla quale rivolgerci in caso di emergenze dovute a ghiaccio e neve; 2. di indicarci le piazzole nelle quali, in caso di neve, l’automobilista deve fermarsi per poter mettere le catene alle proprie gomme; 3. di attivare una squadra di operai antineve, pronta ad intervenire con sale per liberare la Modica Ragusa dalla emergenza neve; 4. di dotare la struttura operativa dell’Anas di Ragusa di uno spalaneve per l’intervento in caso di ghiaccio o neve. Tutto questo, in termini di servizio al cittadino, ha dei costi, ma è un obbligo cui l’Anas, una volta fatta l’ordinanza, non può sottrarsi. Se l’Anas chiede le catene, noi cittadini chiediamo tutti questi servizi non in astratto o in teoria, ma desideriamo che siano realtà visibile per poter credere ad una ordinanza che ci obbliga a tenere le catene, altrimenti ci sentiamo quasi presi in giro.
Se i cittadini dobbiamo essere in regola, in regola deve essere anche l’Anas in ordine a tutte le indicazioni di cui sopra. E’ troppo facile mettere un cartello e , poi, non essere pronti dal punto di vista operativo in caso di neve. Invito i cittadini a verificare se tutto ciò che attiene ai doveri dell’Anas in ordine all’emergenza neve sulla Modica Ragusa è in regola. Se su questo versante è tutto in regola, armiamoci di pazienza e andiamo a comprare le catene, ma se non lo è, è forse il caso di procedere con una diffida collettiva.

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