Io, Sindaco tra i Forconi. Lettera in redazione del sindaco di Modica. Riceviamo e pubblichiamo

Caro direttore,
non so quanti – tra sindaci, assessori, amministratori della Sicilia – l’abbiano già fatto; ma io ho scelto, nella terza notte di protesta, di andare tra i manifestanti dell’Aias e del Movimento dei Forconi.
Dopo che il Consiglio Comunale di Modica ha approvato un ordine del giorno di solidarietà alla contestazione che sta bloccando ogni attività produttiva nell’Isola e nella nostra città – ed è animata da quanti si sentono sfiduciati a causa della grave crisi che ha colpito i comparti dell’autotrasporto, dell’artigianato, della pesca e del commercio accompagnato da alcuni consiglieri e dal presidente del Consiglio Comunale, ho deciso di incontrarli.

Ho visitato i presidi che stazionano lungo le arterie intorno a Modica (divenuta in queste ore il centro nevralgico della protesta a livello provinciale), ho incontrato i manifestanti nel freddo della notte, ho incrociato i loro sguardi, ho compreso il loro nervosismo, ho raccolto il loro drammatico sfogo, ho ascoltato le loro storie, ho parlato con il loro leader, Mariano Ferro, ho tenuto vivo il dialogo.
A quella gente prostrata da una situazione senza sbocchi e stanca dopo giorni di protesta all’addiaccio, non ho potuto che portare la mia umana vicinanza e, da cittadino, la mia solidarietà.

Tuttavia, a quegli uomini che annunciano di voler continuare a occupare e bloccare le strade per esprimere, in un modo così eclatante, il loro profondo disagio, ho però caldamente chiesto, da politico, che la legittimità della loro protesta non venga vanificata da gesti sconsiderati e violenti. E a quel gruppo eterogeneo di “indignati” isolani (formato da autotrasportatori, pescatori, edili, piccoli artigiani, agricoltori, braccianti e disoccupati), disorientati ma tenuti insieme da un composito mix di slogan – contro le norme europee, le banche, il governo regionale e quello centrale, il lavoro che manca, il Sud senza futuro, il rincaro del carburante – ho vivamente chiesto, come sindaco e rappresentante delle istituzioni, di far rientrare quanto prima la loro azione di protesta (precipitosamente ribattezzata come “le 5 giornate di Sicilia” o come il nuovo “Vespro”) entro binari più percorribili e chiari.

Perché, in effetti, l’impressione che mi è sorta dentro, nel confronto con gli uomini e le donne dei Forconi, è che non sia ben chiaro, a loro stessi prima ancora che ai cittadini che assistono e subiscono la protesta, quali siano gli obiettivi della rivolta; quali siano le vere e precise istanze che essa dovrebbe sostenere; quali siano i precisi interlocutori verso cui indirizzare la loro azione; quali siano i modi più congrui e mirati per dare corpo alla loro disperazione. Lo stesso Mariano Ferro sosteneva, nel confronto avuto con me, di essere sceso in strada, a capo dei manifestanti, per chiedere un immediato intervento per abbassare il prezzo del carburante e un altro per liberare i piccoli imprenditori dalla stretta della Serit, problema intorno al quale negli ultimi anni si è concentrato il malumore di molti cittadini e di molti imprenditori.

Vero anche che, non mi pare nemmeno che a Palermo, epicentro di questa roboante manifestazione, questi argomenti siano più intelligibili e, soprattutto dopo il fallimento dell’incontro avuto con il presidente della regione, il rischio è che sul campo prendano il comando i seguaci della rivolta spontanea, che non accettano un confronto con i partiti e le rappresentanze istituzionali e sindacali. E allora: di fronte a questa situazione di forte instabilità; di fronte a una protesta così poco orientata nei contenuti e molto esacerbata nei toni; di fronte al paventato rischio che, anche per un nonnulla, tutto possa degenerare – ora che i distributori di benzina sono vuoti e quindi chiusi e nei supermercati cominciano a mancare i generi alimentari – voglio ribadire pubblicamente, come cittadino, politico e sindaco, quanto detto ai manifestanti, e ai loro leader, la notte scorsa:
che il presidente della Regione Raffaele Lombardo intervenga personalmente e rapidamente per farsi carico, già in sede regionale, di alcune questioni (una mediazione con la Serit e con le banche, ad esempio, per allentare la pressione sulle piccole imprese), e che presto, anzi prestissimo, si rechi a Roma dal premier Mario Monti per affrontare questioni vitali come quella delle accise sul carburante;
che si faccia di tutto per tenere sotto controllo la tensione e la protesta continui a defluire dentro un alveo pacifico e democratico;
che si eviti nel modo più assoluto che la manifestazione prenda pieghe spiacevoli e metta in mostra gesti violenti contro chiunque (che, tra l’altro andrebbero a detrimento della legittimità della stessa manifestazione);
che, in modo particolare a Modica, non si arrivi a uno scontro con i commercianti del Polo Commerciale, i primi a subire la protesta che insiste sull’arteria che collega i loro negozi al resto del territorio;
che ci si sottragga, insomma, all’invito insensato di chi persegue la logica sterile di “una guerra tra poveri”.

Perché non si è mai vista, nella storia, una guerra tra poveri che arrechi anche il minimo disturbo ai più ricchi e ai potentati. Ringraziandola per lo spazio concesso e augurandole buon lavoro,

Antonello Buscema,
Sindaco di Modica.

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