Caffè Letterario Quasimodo. Modica, presentato “Apocrifi” di Diego Guadagnino

Della poesia: “è lo stupore della coscienza, quando coincide con presente. Nel tempo assume la forma del giornale di bordo verso la semplicità del reale”.
Sabato 28 gennaio il Caffè letterario “Quasimodo” di Modica ha ospitato Diego Guadagnino e la sua nuova raccolta di poesie: “Apocrifi”. A presentare la serata Silvana Blandino. Al professore Giuseppe Pitrolo, membro del caffè letterario “Vitaliano Brancati” di Scicli il compito di descrivere a forti pennellate la personalità poetica dell’uomo, avvocato, appassionato di letteratura Guadagnino. A chi ha ascoltato le poesie lette da Assunta Adamo e Ernesto Ruta una immediata sensazione di concretezza da un lato mista a semplice commozione: “ se non brilla di concretezza è quello che la uccide. Riunire in un solo cuore la solidità della pietra e la tenerezza del bambino per evidenziarne le somiglianze”.
In poche semplici parole il poeta spiega il senso del fare poesia e della poesia. Capita raramente che un poeta spieghi il suo perché, più spesso viene lasciato in sospeso una ragione che tutti in fondo indaghiamo: perché comunicare in versi? “smorzare un dolore in una chiarezza; scoprirci ciechi di normalità; rivelare che la solitudine è uno stato immaginario; cambiare la qualità del silenzio;rinvenire l’essere felice dove la vita appare più scontrosa: sono tra le cose che sa fare.”. “parlare di Diego Guadagnino è un piacere – spiega Pitrolo – uomo dalle mille sfaccettature oltre al suo lavoro di avvocato penalista non ha mai smesso di studiare ed approfondire tematiche relative all’uomo e alla sua arte. Ha scritto di storia, di architettura, di letteratura e poi di poesia. La sua personalità è come un prisma dai mille colori che rivelano il nucleo fondamentale del suo poetare: l’essere e l’esserci, la classicità e la comunicazione”. “Ogni raccolta è un interrogarsi nel tempo. –spiega l’autore – Interrogarsi è un modo di chiedere tempo al tempo: il tempo di nuovi interrogativi”. La musica dei fratelli Corrado e Sergio Civello hanno accompagnato le letture delle poesie. Ma la “parola” (il suo senso precipuo che è il trasmettere, e quando è usata a fin di bene trasmette emozione) più chiara, quella data alla poesia, è stata quella che meglio di ogni critica ha spiegato il senso della poesia e del fare poesia: “ A volte anche intravedere il disegno del ricamo di cui la vita, questa vita, è il confuso indecifrabile risvolto. Non ha mercato: questo il suo valore”.

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