GITE SCOLASTICHE E CRISI ECONOMICA. La riflessione di Ballarò

Negli istituti scolastici, i dirigenti ed il corpo docente cominciano a programmare per il prossimo periodo le gite scolastiche che da qualche tempo si ama definire viaggi d’istruzione. A sentire diverse famiglie che hanno dei figli nelle scuole secondarie, causa principale la crisi economica che da qualche anno non risparmia nessun ceto sociale, tranne pochi privilegiati, questi cosiddetti viaggi d’istruzione cominciano ad assumere un peso economico non facilmente sopportabile da molti e pertanto ci sarebbe l’opportunità di renderli compatibili con la situazione economica che le famiglie vivono in questo momento.
Le gite scolastiche non rappresentano una novità nella scuola, ma ultimamente, credo che coloro i quali hanno l’onere di decidere gli itinerari, abbiano sempre più allungate le distanze, tant’è che non è raro sentire che un ragazzo di prima media residente in Sicilia, sia destinato a fare la gita in Piemonte o in Val d’Aosta.
Fino a quando c’era un diffuso benessere tra la popolazione, non si è badato a dovere affrontare spese extra al bilancio familiare per alcune centinaia di euro, ma oggi che tante famiglie tribolano per arrivare alla fine del mese, checché ne dica qualche baciato dalla fortuna che non crede a questa realtà, adducendo l’argomentazione che in giro circolano tante macchine di lusso, diventa obbligatorio programmare questi viaggi culturali con una maggiore attenzione alla spesa.
Oltretutto,perché ad un ragazzino di 12/14 anni si deve far conoscere una località del Piemonte, quando ancora sicuramente, non conosce alcun posto della propria Regione ?
Ma l’aspetto più importante mi sembra quello di avere più rispetto per i ceti meno abbienti, che impossibilitati a sostenere una certa spesa, dovranno subire la mortificazione di negare qualcosa ai propri figli, mentre altri, magari con qualche sforzo, riusciranno ad accontentarli.
Auspico che chi ha l’onere all’interno della scuola di programmare questo tipo di esperienza , sappia coniugare l’esigenza di ampliare la conoscenza dello studente con l’equilibrio che il momento di crisi c’impone.

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