Donare e conservare il sangue del Cordone Ombelicale. La rubrica del dottore Federico Mavilla

Prelevare e conservare a scopo terapeutico le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale è una grande opportunità resa possibile dai recenti progressi della ricerca. Esse sono in grado di generare tutte le cellule del sangue e le loro applicazioni sono in continuo sviluppo. Il prelievo si effettua subito dopo il parto e la procedura non comporta alcun disturbo per la mamma e il suo bambino. Le cellule staminali sono comunemente definite come progenitori cellulari ad alto potenziale proliferativo. Le due principali caratteristiche di tali cellule, che le rendono uniche e molto preziose sono: la capacità di  auto rinnovarsi (cioè capaci di riprodurre cellule figlie uguali a se stesse); la capacità di generare uno o più tipi cellulari specializzati (cioè capaci di dare origine a tutte le cellule specializzate che costituiscono vari tessuti ed organi). Grazie alla capacità di proliferare rapidamente e generare diversi tipi di cellule “specializzate”, le cellule staminali sono in grado di costruire, riparare o rinnovare diversi tessuti del corpo. Sono queste caratteristiche ad averle rese preziose, aprendo un mondo di nuove prospettive terapeutiche per la medicina. Le cellule staminali adulte della famiglia del sistema del sangue vengono definite emopoietiche. Il termine cellule staminali emopoietiche si riferisce ad una popolazione cellulare in grado di dare origine a tutti gli elementi corpuscolati del sangue periferico (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine).
Queste cellule sono in grado di rigenerare l’ambiente midollare in tutti quei casi in cui esso è stato danneggiato in seguito a patologie (ad esempio aplasie midollari), esposizione accidentali a radiazioni ionizzanti o a trattamenti chemio-radioterapici per la terapia di patologie tumorali. Da tempo vengono impiegate in trapianti e trasfusioni terapeutiche, e si trovano principalmente nel midollo osseo. La difficoltà a reperire per alcuni pazienti un donatore anche nel registro internazionale o la necessità di un intervento terapeutico rapido (la ricerca di un donatore può richiedere vari mesi) hanno spinto a ricercare fonti alternative di cellule staminali emopoietiche rispetto al midollo.
L’osservazione che il sangue placentare contiene cellule staminali emopoietiche ha indotto una serie di studi e sperimentazioni, prima su animali da laboratorio e poi sull’uomo, che hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue prelevato dal cordone ombelicale come fonte alternativa di staminali emopoietiche a scopo trapiantologico.
In altre parole, le cellule staminali cordonali sono perfettamente in grado di ricostituire un midollo osseo dopo la sua distruzione ad opera di un trattamento radio-chemioterapico ad alte dosi.
Il sangue cordonale raccolto immediatamente dopo il parto consente di utilizzare in modo appropriato un elemento biologico la cui relativa immaturità immunologica consente, fra l’altro, di superare, ancorché relativamente, le tradizionali barriere di compatibilità permettendo di effettuare il trapianto anche tra soggetti non perfettamente compatibili, come invece è necessario per le staminali  emopoietiche da adulto.
Fino a circa 20 anni fa il Trapianto di cellule staminali emopoietiche era riservato solo a pazienti con leucemie acute. Da allora il trattamento si è dimostrato elemento fondamentale nella terapia per pazienti con molte patologie ematologiche (leucemia mieloide cronica, leucemia mieloide acuta, leucemia linfatica acuta), ma anche nel recupero dopo terapie sovra massimali in tumori solidi, in linfomi di Hodgkin (HDG) e linfomi non-Hodgkin (NHL), mieloma multiplo e, specialmente negli ultimi anni, nei tumori della mammella. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta una terapia salvavita consolidata e di grande successo per la cura di numerose e gravi malattie del sangue, anche se in questi ultimi anni le  indicazioni terapeutiche sono state notevolmente ampliate. La possibilità di effettuare trapianti con sangue cordonale ha indotto la costituzione di vere e proprie “banche”, dove vengono conservate le unità di sangue cordonale raccolte.
L’unità di sangue cordonale, dopo la raccolta in sala parto, viene inviata alla banca, dove viene sottoposta ad una serie di controlli specifici per verificare l’idoneità alla conservazione e definire le caratteristiche immunologiche finalizzate all’analisi della compatibilità fra donatore e ricevente.
Il processo di crioconservazione consiste nel raffreddare gradualmente le cellule fino a portarle a temperature inferiori ai –170°C, in modo da poterle poi conservare in contenitori di azoto liquido o vapori d’azoto a – 196°C. Il campione può così essere stoccato in sicurezza fino al momento in cui si presenti la necessità di utilizzarlo. Ecco quindi perché conservare il sangue del cordone ombelicale è un atto previdente per tutelare la felicità futura dei propri bimbi, ed è una forma di altruismo quando donandolo, possa servire ad aiutare una persona meno fortunata.

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