PASSA IN GIUDICATO LA SENTENZA, L’ISPICECE MONCADA E’ FIGLIO NATURALE DI FRANCESCO VACCARO. SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO

E’ definitiva la sentenza secondo la quale l’ispicese Baldassarre Moncada, deceduto il 10 settembre del 2001, è figlio naturale di Francesco Vaccaro. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Catania che ha ritenuto passata in giudicato la sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Modica, Michele Palazzolo, nel mese di maggio del 2005, quando aveva accolto la comparsa conclusionale dell’avvocato Enzo Galazzo, che patrocinava l’erede legittima dell’aspirante-figlio. Una vicenda annosa della quale si erano occupati ampiamente i mass-media. Una vicenda finalizzata alla dichiarazione giudiziale di paternità promossa da Baldassarre Moncada e proseguita delle sue eredi, che ha trovato un epilogo. Secondo la ricostruzione della vicenda fatta nella fase dibattimentale, il 25 settembre del 1904 la rotaia dei proietti del Comune di Spaccaforno consegnava ad Alessandro Curcio, segretario comunale delegato, un bambino di sesso maschile dall’apparente età di poche ore, avvolto in fasce bianche di pichè orlate di musolo con in testa una cuffia in pichè bianco rosato al quale veniva imposto il nome di Baldassarre Bortoli. Il piccolo veniva consegnato a Rosa Mandalà di Rosolini. E’ questo il momento che dava inizio alla lunga, e spesso, drammatica vicenda umana del Moncada il quale con un ricorso del 1995 chiariva la sua presunta posizione di figlio naturale di Francesco Vaccaro. "Il defunto – ha sempre sostenuto l’avvocato Galazzo – era figlio del Vaccaro e di Saveria Moncada”. L’uomo era sposato con Concetta Giannone, ma mantenne, a seguito della morte di costei, rapporti ininterrotti di convivenza con Saveria Moncada, madre naturale di Baldassarre, in conseguenza al quale medesimo fu generato. Riconosciuto dalla madre, non è mai stato riconosciuto dal padre naturale attesa l’inaccettabilità, all’epoca, sul piano sociale, dell’unione contratta dal Vaccaro con la Moncada, già sua domestica. Nel 1918, l’uomo sposo quest’ultima. Il rapporto filiale era notorio a tutti ad Ispica e non fu mai taciuto né da Francesco Vaccaro, né dal figlio legittimo di questi, Tommaso".
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