Migliorano le condizioni del netino coinvolto nell’incidente all’interno del kartodromo di Ispica

Sono notevolmente migliorate le condizioni del giovane rimasto vittima di un incidente all’interno del kartodromo di Ispica, avvenuto nel periodo ferragostano. A.M.L., di Noto, è ricoverato all’ Ospedale Cannizzaro di Catania, a seguito delle ustione di terzo grado riportate per un incendio che avrebbe avvolto il go-kart che stava guidando, nonostante non fosse un socio della struttura sportiva gestita da un’associazione privata che, per statuto, non può fare utilizzare l’impianto a persone che non siano associate. Le indagini, nel frattempo, sono passate dai carabinieri di Ispica alla polizia di Modica, che in questi giorni ha interrogato numerose persone. Secondo quanto raccontano alcuni testimoni, durante un giro il go-kart si sarebbe incendiato mentre il presidente dell’associazione, Gianfranco Ricca, sostiene che prima dell’incendio ci sarebbe stato un tamponamento con un altro mezzo in pista. Gli amici della vittima sostengono, poi, che il go-kart posto sotto sequestro non è lo stesso che guidava il giovane ustionato. E intanto ci sono segnalazioni circa presente altri episodi verificatisi all’interno del kartodromo. “Non è la prima volta che in questa struttura si verificano incidenti anche meno gravi – dice C.P., che si definisce un ex frequentatore dell’ impianto ispicese – ma nonostante si sia più volte sollecitato il proprietario a mettere in sicurezza la struttura. Molte volte ho visto come chi “usa” la struttura non indossa neanche l’abbigliamento di sicurezza previsto. Non è mai stata presente l’ambulanza cosi come previsto dalla Fik, come non ci siano le protezioni minime di sicurezza come la rete a molla e le vie di fuga. Io stesso ho sempre fatto notare le carenze di sicurezza ma mai nel periodo in cui ho frequentato l’impianto si è visto qualcuno che abbia imposto al proprietario di mantenere la struttura almeno nel minimo previsto dalla legge in materia di sicurezza neanche per i paddok o per le zone riservate al pubblico”. C’è, comunque, tra gli associati chi dice l’esatto contrario in merito a queste accuse.

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