Carmelo Modica. “Ecco cosa dicevo di Avola e Terranova” su Dialogo

Qualcuno dei miei quattro Lettori conoscerà la tecnica della compilazione delle “Schede di lettura”, che Umberto Eco suggerisce a chi si appresta ad organizzare il materiale utile per la stesura di una tesi di laurea. E’ ciò che sto facendo per scrivere il libello “Storia nascosta di Modica” che penso di pubblicare in concomitanza con le lezioni del 2013.
In questa mia “Storia” ho assunto i modi e le tecniche del viandante che, osservata la realtà politica modicana, percepisce di trovarsi presso la foce, devastata, del fiume della storia modicana e, incuriosito, decide di risalirlo per cercare le fonti di inquinamento, ma anche per trarre da esse gli elementi culturali idonei ad avviare un nuovo ciclo.
Tra le “Guide” che mi accompagnano in questa risalita non poteva mancare il prof. Saverio Terranova che voglio privilegiare pubblicando una delle tante schede di lettura che ho redatto leggendo il suo “Contributo alla storia di Modica”, che sarà presentata nel libello come una delle tante “Infezioni culturali” alle quali sono riconducibili le devastazioni materiali, culturali ed economiche della nostra Modica.
Questa mia anticipazione, inoltre, vuole anche essere un mio primo contributo alla campagna elettorale del 2018 considerato che sono convinto che il prossimo sindaco del 2013 non può non essere che “Peppi Cuoppula”, ovvero la sublimazione della malapolitica.

***

Nella graduatoria dei Sindaci di modica, il prof. Saverio Terranova è il primo avendo ricoperto la carica per circa 3.450 giorni; seguono Gaspare Basile e l’avvocato Carmelo Ruta. Rispetto a quest’ultimo che ha realizzato il terzo posto con due elezioni dirette, Saverio Terranova, però, è stato svantaggiato avendo dovuto guadagnarsi ben otto elezioni a Sindaco dal Consiglio comunale, barcamenandosi, cioè, e vincendo dentro un partito in cui il potere si otteneva con il tesseramento degli amici, “degli amici degli amici”, con defunti degli amici degli amici e con quante tessere fossero necessarie tratte “arruolando” alla Democrazia Cristiana inconsapevoli persone che di democratico cristiano avevano solo l’ordine alfabetico degli elenchi telefonici.
Queste qualità personali e di partito ci hanno indotto a sceglierlo come Guida nella nostra risalita del fiume della storia modicana. Per tale scopo abbiamo utilizzato il suo “Contributo alla storia di Modica” nel quale egli non fa alcuno sforzo per superare la naturale tendenza all’autoreferenzialità che ha sempre chi racconta una storia in cui ha svolto un ruolo importante e decisivo. Lo scopo autoreferenziale alcune volte appare chiaramente voluto, come nella descrizione dei suoi rapporti con Nino Avola o quando il Terranova scrittore elogia un Terranova raccontato che “non conosceva l’arte non nobile del doppio gioco” (vol. I pag. 136) e che “si gettò nella mischia con il suo solito impegno” (vol. I pag. 92).
Ogni libro contiene sempre un’idea di fondo che domina su tutto, su cui tutto converge e che per tale motivo lo caratterizza.
Il filo conduttore che domina i due volumi del prof. Terranova, “Contributo ad una storia di Modica”, è la lotta serrata tra Saverio Terranova e Nino Avola, ed è riflettendo sui loro comportamenti, atteggiamenti e dichiarazioni che è possibile ricostruire la storia della Democrazia Cristiana e trarre inequivocabili ed inconfutabili giudizi di valore della qualità politica.
Nella Democrazia Cristiana modicana, esclusi l’on. Guerrieri ed il prof. Triberio che primeggiarono in tutti sensi, esistettero molti altri attori che però non riuscirono mai a superare la qualità di comprimari all’asse Avola-Terranova.
Dalla descrizione di questa lotta politica ciò che prevale su tutto è il clima di una gigantesca e permanente rissa di potere dentro la Democrazia Cristiana; disputa senza regole, spregiudicata e senza concessioni al buon senso e senza pudori, ovvero nella piena consapevolezza che nella rissa risiedeva l’essenza del fare politica.
Consapevolezza che può anche trarsi da quanto il prof. Terranova scriverà dopo, a bocce ferme: “cominciò anche la caccia al tesseramento falso, cioè amici, o nomi desunti dagli elenchi telefonici. Non risulta che a Modica si sia ricorsi a iscrivere anche i morti, come si disse che succedeva in altre parti d’Italia” (nota n. 120 pag. 140 Vol.1). E’, infatti, sintomatico questo voler precisare che a Modica non succedeva di tesserare i defunti per acquisire il potere sul Partito, come se tale pratica fosse meno truffaldina di quella che ricorreva al tesseramento di persone tratte dall’elenco telefonico.
Ma se questo riferimento si può, con molta buona volontà, declassare da sintomo di malapolitica in semplice specifica di un chiarimento sul ricorso ad iscritti fasulli per dominare il Partito, più significativi ci sembrano due vicende raccontate con dovizia di particolari dal prof. Terranova.
Le elezioni regionali del 7 giugno del 1963 furono caratterizzate dal tentativo della direzione della D.C. di far pagare all’onorevole Avola il presunto suo tradimento che aveva determinato, pochi mesi prima, la mancata rielezione dell’onorevole Guerrieri.
Ecco cosa ci racconta in proposito Saverio Terranova (vol. I pag.138):
«L’inizio della campagna elettorale per Avola non poteva essere più disastrosa. Per la città correva, senza che ci fosse una regia, una frase: (Avola, n.d.R.) fece cadere Guerrieri, deve cadere anche lui!
Una mattina Giovanni Di Raimondo chiese al sindaco (Saverio Terranova, n.d.R.) di partecipare a una riunione che si sarebbe tenuta nel pomeriggio nell’ufficio del cav. Innocenzo Pluchino. C’erano tutti i grandi della Democrazia Cristiana, salvo le tre B, come venivano chiamati Basile, Barone e Borrometi. Il discorso era semplice. Avola non li rappresentava e non rappresentava la città, e dopo quello che aveva fatto contro Guerrieri non poteva neppure rappresentarla a Sala d’Ercole. Bisognava presentare un altro candidato e sostenerlo fortemente […] volevano Terranova. […] Il giovane sindaco rispose: “Sono molto onorato che voi mi abbiate in così grande considerazione […] Ma non me la sento […] io vi assicuro che non mi impegnerò contro di voi. Resterò a guardare”. […] Malgrado le insistenze Terranova non cedette di un centimetro dalle sue posizioni. Assicurò però che nessuno mai avrebbe saputo di quella riunione. […] Al comizio di apertura, Avola chiese al sindaco di parlare assieme a lui, Terranova rifiutò gentilmente, ma con fermezza. Dopo il comizio, freddo e senza entusiasmi, Avola gli telefonò chiedendogli un appuntamento. Nel salotto dell’abitazione di Terranova si svolse un incontro drammatico (sic). Avola lo pregò di aiutarlo. Terranova ribadì che stava facendo il suo dovere al di sopra di quello che lui stesso immaginava. Fu tentato di rivelargli la riunione e la sua posizione. Non lo fece: aveva dato la sua parola. Ma, insistette, […] “Oggi devi fare dimenticare la pugnalata alla schiena dell’on. Guerrieri”. Avola giurò che era all’oscuro di quello che faceva Scalia. […] Il giovane (Saverio Terranova n.d.R.) insistette che l’avrebbe aiutato, ma non con un impegno che lo esponesse all’esterno: la gente gli avrebbe “mangiato la faccia”. Fu a questo punto che Avola prese le mani del giovane e gli mormorò con tono disperato: “Non posso tornare alla CISL con 150 mila lire al mese. Aiutami, ti ricambierò”. Terranova, commosso del gesto, lo abbracciò ricambiato: “Va bene. Ci batteremo come sappiamo. Però, per favore, non lo dimenticare”».
Non è nota la durata del colloquio dell’on. Avola con Saverio Terranova, è certo, invece, che quest’ultimo nell’arco, si suppone, di pochissime ore se non di minuti, in soli tre passaggi ha, prima, abbandonato la parola data ai maggiorenti della DC che non avrebbe favorito Avola, per poi passare al sostegno di Avola in maniera nascosta ed infine, incurante della fine che avrebbe fatto la sua faccia, ad un appoggio totale: “Va bene. Ci batteremo come sappiamo”. Davvero un bel risultato per chi era uso dare “la parola” e “non cedere di un centimetro”.
Saverio Terranova quando definisce l’incontro “drammatico” ovviamente si riferisce al valore che assieme ad Avola davano all’oggetto della discussione: la prosecuzione dello stipendio di parlamentare per l’on. Avola e la speranza di un futuro aiuto elettorale per il Terranova. Questioni politiche? Per la Comunità modicana potrebbe essere definito, al limite, solo romanzesco.
Il Terranova “che non conosceva l’arte non nobile del doppio gioco” (pag.136 Vol.1) non chiarisce il perché del rapido cambiamento di fronte elettorale e lascia ai suoi eventuali biografi l’onere di indagare in questo senso; chi come noi, però, è alla ricerca “storica” dell’origine della mediocrità politica come causa della degradazione attuale, dal resoconto di tale incontro rileva che alla lacrimevole commozione indotta da Avola ad un tenerissimo e buono Terranova per farsi appoggiare, si affianca un patto di mutuo soccorso tra l’“Aiutami, ti ricambierò” di Avola ed il “Va bene. Però, per favore (sic), non lo dimenticare” di Saverio Terranova, che, si converrà, non ha nulla a che vedere con il bene della Comunità modicana e che ben rappresenta la qualità politica di un vertice della Democrazia Cristiana che da quel periodo in poi, per molti lustri, avrebbe governato Modica impregnando con la sua cultura tutta intera la classe politica modicana.
Di questo drammatico incontro Terranova scrive anche che “Riportò però una triste sensazione che lo perseguiterà sempre: c’era anche chi faceva politica per avere un mestiere più remunerato! Quello che oggi è la norma, allora faceva ancora impressione, soprattutto a chi era stato abituato a considerare la politica come un dovere civile per la società. Non ci si libera dalla propria cultura! Come non ci si libera dal proprio DNA”.
Forse Terranova preferisce farsi giudicare ingenuo piuttosto che altro? Tale è, infatti, il voler far trascurare, con coscienza o meno poco importa, il diretto rapporto di consequenzialità culturale che esiste tra il “patto di mutuo soccorso” tra Avola e Terranova nel salotto di quest’ultimo e la malapolitica attuale. Come è culturalmente e politicamente assurdo, ed una offesa alla comune intelligenza, sostenere che un simile patto di mutuo soccorso possa essere realizzato da chi “considera la politica come un dovere civile per la società”.
Altro fatto significativo ed illuminante si può trarre dal racconto che il prof. Terranova fa di un suo comizio in Piazza S. Giovanni durante la campagna elettorale per le comunali del novembre del 1964 quando egli capeggiò una lista civica in contrapposizione alla Democrazia Cristiana che, per ordine dell’on. Avola, lo aveva escluso dalla lista elettorale della Democrazia Cristiana.
Scrive il prof. Terranova (pag.146 Vol.1): “L’ultima domenica (Saverio Terranova n.d.R.) parlò a piazza S. Giovanni, ove aveva deciso di non andare poiché non voleva approfondire i solchi già profondi con Avola. Ma la minaccia di alcuni amici del deputato regionale, solennemente portata alle sue orecchie, lo scosse e lo convinse ad accettare la sfida: “Se viene a Modica Alta, scorrerà il sangue!”. Ci andò e parlò. […] non ci furono disordini.
La sera si riunirono i maggiorenti del partito: Avola accusò i nuovi alleati di incapacità e assicurò che adesso sarebbe sceso in campo personalmente. In realtà a scendere in campo fu il cav. Pluchino. Il suo prestigio di grande imprenditore e i mezzi di cui disponeva crearono alquanto scompiglio nelle file soprattutto dei candidati. Tre di essi firmarono le dimissioni dalla lista (del Terranova n.d.R.) che furono stampate in migliaia di manifestini distribuiti in tutta la città. Per otto giorni si recò da quelli che erano considerati grandi elettori e li indusse ad abbandonare la lista di Terranova […]. Raccontò Luigi Pisana […] che davanti al suo rifiuto gli pose sul tavolo il blocchetto degli assegni, lo aprì e gli disse: “Scrivi la cifra tu stesso”.
I due brani si prestano ad importanti valutazioni di carattere generale. Essi sono capaci di ricostruire il DNA sia delle persone che quello della Democrazia Cristiana e, quindi, del potere modicano e della qualità politica e culturale della sua classe dirigente.
Questo è solo un piccolo assaggio del clima in cui la nostra città è stata costretta per decenni dalla Democrazia Cristiana, il resto potrà essere meglio apprezzato leggendo direttamente il testo del Professore.
E’ in tale periodo che si possono rintracciare le radici di tangentopoli e del berlusconismo. Riesce difficile sostenere che non vi sia continuità tra gli assegni bancari che vide volare Saverio Terranova “per i corridoi del teatro La Pergola” al Congresso democristiano di Firenze del 1959 (pag. 85 Vol.1) o tra lo stipendio di un anno che veniva richiesto come tangente, secondo “Radio latteria” di quei tempi a Modica a chi voleva essere assunto al Comune ed i democristiani (e socialisti) berlusconiani della cosiddetta seconda repubblica che hanno costruito una corposa fedina penale della classe politica modicana dell’anno 2011.
Per completezza vogliamo ricordare che non furono estranee nella Democrazia Cristiana di allora neanche pruriti di bunga bunga berlusconiani. Chi frequentava i bar del centro storico apprese che uomini di vertice democristiani, dopo aver fatto una cortesia, fecero capire alla umile signora che lo aveva chiesto che ella aveva un modo semplice per disobbligarsi …visto che il marito era emigrante all’estero.

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