Estorsione a luci rosse. Modica, la parte offesa diserta l’udienza

La parte offesa, G.P., 62 anni, diserta la seduta, l’avvocato di parte civile, Cristina Di Paola, motiva l’assenza con “impegni di famiglia”. Ieri era una seduta parecchio attesa davanti al collegio penale del Tribunale(Antongiulio Maggiore, presidente, Elio Manenti e Francesco Chiavegatti, a latere)riguardo processo a carico dei fratelli Bruno Massimo Arrabito, 52 e 45 anni, presenti invece in aula e in atto ai domiciliari, arrestati in luglio per estorsione aggravata e continuata in concorso con lo sciclitano Francesco Statello, 49 anni, già condannato nel processo stralcio a 52 mesi di reclusione. L’imprenditore sciclitano che aveva fatto scattare con la sua denuncia l’indagine, dunque, ha disertato il processo ma i giudici hanno dato un segnale chiaro fissando richiamandolo per mercoledì prossimo. Ieri il consulente tecnico d’ufficio, Michela Morreale, nominata per trascrivere una serie di intercettazioni telefoniche, ha, invece, mantenuto l’impegno assunto ed ha depositato il suo lavoro. I magistrati hanno ascoltato il comandante provinciale della Guardia di Finanza dell’epoca Domenico Bove il quale ha puntualizzato di avere partecipato solo alla fase degli arresti poiché appena insediatosi proveniente dalla Tenenza di Modica. I tre erano stati arrestati dalla Guardia di Finanza perchè implicati nella vicenda a luci rosse che vedrebbe coinvolte un paio di “escort” modicane. Per Statello la posizione era stata stralciata ed è stato processato dal Gup. Di mezzo c’è l’ imprenditore sciclitano al quale sarebbero stati proposti incontri sessuali che sono stati ripresi con una telecamera. La vittima era stata ripresa insieme a una donna, in intimità, nella casa di Bruno Arrabito. La Guardia di Finanza fermò per primo Massimo Arrabito dopo essersi incontrato con il querelante in una stazione di servizio di Scicli per incassare tremila euro. A casa di Bruno fu trovata la videocamera ancora con immagini in memoria dell’incontro sessuale e altro DVD. La donna coinvolta aveva poi ha confermato i fatti. A Statello fu sequestrato un computer dal quale aveva fatto vedere le immagini hard.

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