La tiroide. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Forse non tutti sanno dove si trova e come è fatta, ma sicuramente tutti la conoscono ‘di nome’. La tiroide è una ghiandola posta alla base del collo ed ha la forma di una farfalla. E’ estremamente importante perché svolge numerosissime funzioni utili all’organismo. Essa, infatti, regola il metabolismo, controlla lo sviluppo sessuale e scheletrico, presiede alla termoregolazione corporea, controlla la salute di capelli e pelle e influisce sul ritmo sonno-veglia.
Tutte queste funzioni vengono svolte dalla tiroide grazie a degli ormoni, T3 e T4, che elaborano lo iodio. Ma la tiroide dipende direttamente da un’altra ghiandola, l’ipofisi, che si trova alla base del cervello e che ‘impartisce gli ordini’; se gli ordini non vengono rispettati, si avranno delle situazioni patologiche, quali l’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo.  E’ detta ipotiroidismo quella situazione in cui gli ormoni tiroidei sono troppo pochi rispetto al normale. I sintomi sono numerosi, ma non è necessario che siano tutti presenti per far scattare il campanello d’allarme: sonnolenza continua, mancanza di energia, sensazione di freddo anche quando fa caldo, crampi, depressione, perdita di memoria, aumento di peso, gozzo, ciclo abbondante, infertilità, frequenza cardiaca bassa.
L’ipotiroidismo può essere innescato dall’assunzione di farmaci antitiroidei, come l’amiodarone per la terapia delle aritmie o il litio nel trattamento della depressione. A volte può essere causato dall’asportazione della ghiandola stessa dovuta alla presenza di noduli troppo grandi o maligni oppure per disturbi autoimmuni; talvolta, può essere anche congenito, cioè presente già alla nascita.
L’ipotiroidismo va trattato sempre perché può portare conseguenze pericolose, perfino alla morte. La terapia è solitamente basata sulla somministrazione di farmaci a base di tiroxina, ma va adattata ai diversi pazienti.
L’ipertiroidismo, invece, è l’esatto contrario: la produzione di ormoni tiroidei è eccessiva e supera abbondantemente la quantità necessaria. Anche in questo caso, i sintomi sono molteplici, ma basta la presenza di due di questi per far sospettare l’esistenza del disturbo: innanzitutto il gozzo, e poi frequenza cardiaca aumentata, perdita di peso, aumento della sudorazione, ciclo ridotto, diarrea, nervosismo.
La causa va cercata innanzitutto nel gozzo; si formano dei piccoli noduli che cominciano a funzionare autonomamente, sollecitando il lavoro della tiroide. Altre cause vanno ricercate nella somministrazione di amiodarone o nella presenza di una malattia autoimmune detta malattia di Graves, che provoca la formazione di anticorpi che, a loro volta, stimolano la tiroide a produrre più ormoni.
Nei casi di ipertiroidismo, la terapia è basata sulla somministrazione di farmaci antitiroidei, da adattare al singolo paziente; altri trattamenti efficaci sono la somministrazione di iodio radioattivo oppure, nei casi più difficili, l’intervento chirurgico di asportazione della ghiandola.
Chiaramente, prima di tentare una qualsiasi terapia, il medico vi farà fare degli esami. Innanzitutto gli esami del sangue per il dosaggio degli ormoni T3 e T4. I valori di questi ormoni permetteranno di capire se la tiroide lavora come dovrebbe; anche durante la terapia, il dosaggio di T3 e T4 servirà a monitorare i risultati e, eventualmente, ad aggiustare il trattamento.
Altro esame fondamentale è l’ecografia, in cui la tiroide viene visualizzata in tutte le sue caratteristiche: dimensioni, forma, struttura, presenza di eventuali noduli. L’esame dura all’incirca 20 minuti ed è del tutto indolore. Quando c’è bisogno di avere più informazioni per porre una buona e precisa diagnosi, il medico prescrive anche una scintigrafia.
Si tratta di un esame di approfondimento che si effettua somministrando dello iodio radioattivo per endovena in modo che la tiroide sia ben evidenziata durante il test. Questo esame è fondamentale per capire la natura di eventuali noduli (maligna o benigna) e dura all’incirca 30 minuti. Infine, per approfondire meglio la natura di noduli, viene prescritta la biopsia, un esame che consiste nel prelevare un frammento di nodulo attraverso un ago sottilissimo da analizzare in laboratorio. Anche questo esame dura all’incirca 30 minuti.
Infine consiglio alle donne in gravidanza di sottoporsi a screening per identificare possibili problemi alla tiroide che potrebbero verificarsi dopo il parto. Si è visto, infatti, che molte donne gravide, pur non presentando sintomi evidenti, sono risultate positive allo screening, manifestando poi problemi entro due anni dal parto. Quindi, tutte le donne che pensano di avere un bambino dovrebbero fare il test per la funzione tiroidea e per l’autoimmunità della tiroide. Questo potrebbe permettere di curare più efficacemente decine di migliaia di donne e i loro bambini.

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