On. Riccardo Minardo: nel 1998 al Senato votò contro la legge del finanziamento pubblico ai partiti, in dissenso dal suo Gruppo, presentando un emendamento per destinare i 110 miliardi per l’occupazione giovanile del Mezzogiorno.

Il finanziamento pubblico ai partiti, oggi più che mai tornato alla ribalta per le note vicende a cui stiamo assistendo in questi giorni, era già stato oggetto di scontro e contrarietà nel 1998 quando l’on. Riccardo Minardo, allora Senatore della repubblica, disse no al finanziamento pubblico ai partiti con un emendamento n. 30.101 all’art. 30 del ddl recante “disposizioni per la semplificazione e la razionalizzazione del sistema tributario per il funzionamento dell’amministrazione finanziaria, nonché disposizioni varie di carattere finanziario”.
Il senatore Riccardo Minardo infatti prima in Commissione Finanze, il 7 aprile 1998, illustrò l’emendamento in questione ed espresse una considerazione apertamente critica del meccanismo del finanziamento ai partiti politici, stessa cosa in Aula, l’8 aprile 1998, sulla votazione finale di questo ddl.
In aula infatti l’on. Minardo ha espresso il voto contrario al provvedimento in dissenso anche dal suo Gruppo. L’on. Riccardo Minardo tramite il suo emendamento riteneva utile e necessario destinare la somma di 110 miliardi di lire per il finanziamento pubblico ai partiti ad incentivi per l’occupazione giovanile del mezzogiorno, considerata l’alta tensione sociale, anche allora, fornendo così risposte chiare ed inequivocabili a decine di migliaia giovani di meridionali alle prese con il grosso problema dell’occupazione. Ma non solo questo; il popolo italiano, sottolineò Minardo, in occasione del precedente referendum si era espresso chiaramente in senso contrario. Il Senatore Minardo, nel corso della seduta d’Aula, parlò chiaramente di incentivazione del lavoro, di investimenti per il sud, della riduzione della disoccupazione ed il miglioramento delle infrastrutture, obiettivi primari dell’azione politica, al di sopra degli interessi dei partiti e dando in questo senso un segno evidente di volontà e di dignità al di là degli schieramenti. Per l’on. Minardo già da allora la legge era un misfatto, un raggiro come lui stesso la definì, un’operazione che offende la dignità del popolo italiano, disse, e dovrebbe mortificare noi che lo rappresentiamo; alla luce di quello che a cui stiamo assistendo mai parole furono così profetiche!
Il senatore Minardo subì le critiche anche dei suoi compagni di partito, che lo definirono il Masaniello del sud, tanto che alcune testate giornalistiche nazionali come “La Stampa” e “Il Messaggero”, dedicarono ampio spazio all’argomento.
L’emendamento fu bocciato; ma chissà invece, dichiara l’on. Riccardo Minardo, se le cose fossero andate diversamente oggi avremmo potuto parlare di crescita, di sviluppo del Mezzogiorno di occupazione di grandi progetti per il Sud, sempre e comunque ancora adesso martoriato, vessato e lasciato solo. Questo stato di cose deve cambiare, conclude l’on. Minardo e questo momento di disagio sociale dove vengono chiesti ai cittadini sacrifici ci induce ad una battaglia a tutti i livelli per evitare sprechi e dare sostegno alla popolazione .

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