Domani al Duomo di Ibla la celebrazione liturgica di San Giorgio con la messa solenne tenuta dal vescovo Nell’aprile del 1644 Ragusa acquisì il titolo di “città” nei giorni in cui fu celebrata la festa del Patrono

Domani, 23 aprile, si celebra anche al Duomo di Ragusa Ibla la festa liturgica di San Giorgio martire. In particolare, previste due funzioni religiose. La prima alle 11 mentre la santa messa solenne si terrà alle 19. Sarà presieduta dal vescovo della diocesi di Ragusa, mons. Paolo Urso, alle presenza delle autorità civili e militari. Tra l’altro, sarà l’occasione per ammirare il prospetto del Duomo dopo la ricollocazione dello stemma matriciale che ha trovato sistemazione originaria dopo sette anni di attesa. Intanto ferve l’attività dell’associazione San Giorgio martire per garantire la migliore riuscita della festa esterna in programma l’1, il 2 e 3 giugno. “Il nostro obiettivo – dicono i componenti dell’associazione – è fare in modo che la festa possa essere celebrata ricalcando i canoni della tradizione che ha permesso, negli ultimi anni, di fare diventare questo evento religioso un appuntamento di richiamo per migliaia e migliaia di fedeli e visitatori provenienti da ogni parte della Sicilia e anche oltre”.
Le celebrazioni di questi giorni servono, inoltre, a rievocare con la memoria il significato assunto dalla festa nei secoli scorsi. “Come ad esempio la festa dell’aprile del 1644 – dice lo studioso di storia, Gianni Giannone, componente dell’associazione San Giorgio martire – che ci ricorda non solo la profonda devozione verso il santo martire ma anche un fatto politico importante. Nella spianata antistante alla Matrice, dove oggi si trova il giardino ibleo, furono dati giochi e spettacoli di cui uno in particolare: il gioco del “tauro”, una corrida vera e propria. Tutto ciò in onore di un personaggio importante: don Giovanni Alfonso Henriquez Cabrera, viceré di Sicilia e conte di Modica che venne a Ragusa proprio nel 1644 in occasione della festa del patrono San Giorgio. I ragusani accolsero il viceré e la sua numerosissima corte nei palazzi più importanti, offrendogli una ospitalità degna di un re. E, proprio in occasione della festa del patrono, grato e ammirato per la magnificenza delle celebrazioni, il viceré di Sicilia concesse al Comune l’ampolloso titolo di Città e ai giurati col capitano la prerogativa di farsi accompagnare ed assistere da un banditore con clava di argento e da due mazzieri con mazze d’argento. Quindi, e questo è un fatto storico, Ragusa acquisì il titolo di città in occasione della festa del suo Patrono”.

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