SU PALAZZO SAN DOMENICO, LA NUVOLE DEL DISSESTO FINANZIARIO. MODICA, L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE NON LO VUOLE. INTERVISTA ALL’ASSESSORE SAMMITO

Aleggia sopra Palazzo San Domenico come una nuvola. Qualcuno lo invoca, qualcun altro tenta d’allontanarne lo spettro quasi si trattasse di uno spauracchio. E’ il dissesto finanziario, che sancirebbe il “fallimento economico” del Comune di Modica. Come un’azienda si vede affossata dalle uscite che superano le entrate ed i debiti che tolgono l’ossigeno, così per un ente locale il fallimento si traduce nella dichiarazione di dissesto finanziario. Un ente locale, infatti, non può cessare di esistere come una semplice impresa privata e, per potere garantire la continuità amministrativa, la dichiarazione di dissesto è la soluzione in quanto crea una frattura tra il passato ed il futuro amministrativo. “Ma non è di certo questa la soluzione ottimale per il comune di Modica – dice l’assessore al Personale, Peppe Sammito, che negli ultimi mesi ha studiato approfonditamente tutte le normative e le leggi relativamente alla dichiarazione di dissesto finanziario -. Il dissesto infatti è la fotografica di una situazione irredimibile, mentre la reale soluzione per la crisi finanziaria a palazzo San Domenico, è quella di una amministrazione consapevole. Il vero problema è infatti quello dell’equilibrio di gestione. Dichiarare dissesto finanziario, oltre al nocumento d’immagine ed a tutte le conseguenze che peserebbero sulle spalle di ciascun contribuente e cittadino – continua Sammito – rappresenterebbe un modo per ripianare il passato, ma non per impostare il futuro. E’ questo il vero problema che richiede soluzione: fare si che il futuro del comune non sia quello di un ente strutturalmente deficitario, che cioè non abbia più questo squilibrio nelle competenze annuali tra uscite ed entrate. Per ciò che concerne il passato – prosegue ancora il delegato al Personale che assieme all’assessore al Bilancio, Emanuele Muriana, sta seguendo da vicino le finanze modicane – stiamo gestendo il Comune come se fossimo già in situazione di dissesto finanziario, attuando (o provando a farlo) un autonomo circuito virtuoso, potenziando cioè le entrate e razionalizzando le uscite”. La dichiarazione del dissesto finanziario, comporterebbe per il Comune, un ulteriore aggravio sulle casse comunali per un nuovo debito, nei confronti dello Stato. Dopo infatti l’entrata in vigore della legge costituzionale numero 3 del 2001, non è più previsto che lo Stato possa concorrere al finanziamento dei debiti pregressi tramite il mutuo ventennale e di conseguenza tutte le risorse finanziarie per raggiungere il risanamento devono essere reperite in ambito comunale. La particolarità siciliana prevede invece, almeno, che Modica debba reperire le somme dalla Regione. Servono dunque attuare provvedimenti eccezionali per recepire le somme. Esperienze di altri enti hanno mostrato come serva approvare un nuovo bilancio, che dovrà essere vagliato dal Ministero dell’Interno, basato sull’elevazione delle entrate con aliquote al livello massimo consentito dalla legge, sul contrasto all’evasione e sul contenimento delle spese. A questo va aggiunta la razionalizzazione del personale alle dipendenze dirette. Andrà valutato infatti l’organico comunale, rapportandolo al numero dei cittadini. Questo per Modica potrebbe prevedere la messa in mobilità di un centinaio di dipendenti comunali, per lo più contrattisti. “Il dissesto finanziario – conclude Sammito -, per questa e per tante altre ragioni, è un’ipotesi da scartare e da scongiurare”.
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