L’ex sindaco Terranova scrive al Ministro esortandolo a non chiudere il Tribunale di Modica

Una profonda lettera al Ministro della Giustizia, Paola Severino,  sulla questione della soppressione, possibile, del Tribunale di Modica è stata inviata dall’ex sindaco della città Saverio Terranova. Una missiva che entra nelle minuzie, partendo dal 1361 quando sorse la struttura giudiziaria con l’esercizio concesso al Conte di Modica del “mero e misto imperio”. “L’assurdità e l’ingiustizia – dice Terranova – di sopprimere il Tribunale è davanti agli occhi di tutti ma non penso davanti a quelli del Ministro, lontano com’è dalla città di Modica sita nell’estremo lembo dell’Italia. In Provincia di Ragusa non esiste la mafia o, quantomeno, da questa è stata solo sfiorata. Perchè? Per il diffuso senso di legalità che nei secoli ha pervaso la comunità proprio per la presenza del tribunale, strumento e testimone della giustizia. Abolire questo presidio di giustizia aprirebbe la porta alla diffusione di un oscuro malessere che serpeggia nella regione e da cui finora noi siamo stati esenti”. Il Comprensorio di Modica è terra di confine e questo Saverio Terranova la fa rilevare. Nel Porto di Pozzallo approdano carovane di extracomunitari che spesso riescono già adesso a sparire tra le serre e le coltivazioni di fiori e frutta, prima di essere raggiunti dalla forze dell’ordine. . “Non è possibile – aggiunge l’ex sindaco – in un territorio così delicato sopprimere un organismo che ha dimostrato una grande presenza ed eccezionale efficienza al servizio della sicurezza di una popolazione sostanzialmente sana”. Sottolineato anche come i ragli alla spesa pubblica non possono riguardare la giustizia, la sanità e la scuola, strumenti di vita civile assolutamente insopprimibili né limitabili: non ci sarebbe risparmio alcuno. “Modica ha un tribunale modernissimo – conclude – costato allo Stato 20 miliardi di vecchie lire. E’ estremamente funzionale, tutti gli uffici sono nello stesso immobile. C’è un ampio parcheggio. Modica e il comprensorio – conclude – oggi le chiedono di non distruggere un presidio che per secoli ha assicurato un alto indice di cultura della legalità. La città ha sofferto per troppo tempo: non commetta quest’altra ingiustizia nei confronti di gente che ha la colpa, ed è solo quella, di credere nella democrazia, quella che lei ora rappresenta”.

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