IL PD DI MODICA CHIEDE A TUTTI GLI ELETTI RISPETTO PER IL CONSIGLIO COMUNALE, MA ANCOR PIÙ PER I CITTADINI ELETTORI

La chiusura della vicenda relativa al procedimento di decadenza dei consiglieri comunali di Modica Gerratana e Aprile, deve lasciare spazio ancora a qualche riflessione per i partiti rappresentati in Consiglio comunale. Solo così questo momento, vissuto da tutti con grande difficoltà e tra molti interrogativi, potrà almeno trasformarsi in un’occasione per discutere pubblicamente – e, ormai, serenamente – delle buone pratiche che devono contraddistinguere questa istituzione.

Il Pd, attraverso il suo capogruppo, ha ritenuto di voler rimettere la decisione sul voto alla libertà di coscienza dei singoli consiglieri: questo perché non ci si doveva esprimere sui dati numerici delle assenze da parte dei due consiglieri coinvolti, ma piuttosto sull’accettazione delle giustificazioni di carattere personale che hanno addotto per queste assenze.
L’esito del voto fuga ogni dubbio, che pure è stato malevolmente insinuato in questi giorni, circa una presunta volontà di sopraffazione della maggioranza nell’avvalersi di cavilli giuridici per l’eliminazione degli avversari (che peraltro in questo caso, date le ripetute assenze e l’assoluto vuoto propositivo, non sono affatto scomodi).
Resta da fugare il dubbio che sorge dalla considerazione opposta, secondo cui l’esito del voto dimostrerebbe una volontà di autoconservazione della “casta”. In questo caso vogliamo richiamare tutti coloro che sull’argomento ricorrono ad argomentazioni demagogiche, che un Consigliere comunale non fa parte di alcuna casta, non ha privilegi e sostanzialmente non ha guadagni e non lavora per altra ragione se non per la volontà di spendersi e di contribuire all’assunzione delle scelte e alla soluzione dei problemi della città, sottoponendo il proprio lavoro al giudizio dei cittadini al termine della legislatura.
Su questo argomento, però, il Pd vuole essere chiaro nel ritenere che questa volontà di spendersi e di contribuire debbano estrinsecarsi attraverso la partecipazione alle sedute consiliari, che è un dovere del Consigliere ma anche una forma di rispetto nei confronti dell’istituzione.

È in forza di questo rispetto che noi abbiamo nei confronti dell’istituzione Consiglio comunale (a differenza di qualcuno che ieri sera si è permesso di dichiarare che “si vergogna” di farne parte…), che riteniamo che quello di ieri sera sia stato semplicemente un caso di giusta applicazione della legge e del regolamento del Consiglio comunale, tanto nel momento in cui ha attivato i suoi meccanismi di protezione contro i consiglieri assenti, quanto nel momento in cui ha accettato le loro giustificazioni.

È invece in forza del rispetto che abbiamo nei confronti dei nostri concittadini, che vogliamo invitare il Presidente del Consiglio comunale a monitorare e a rendere pubbliche non solo le presenze dei consiglieri alle sedute ma anche la loro partecipazione al voto.
Riteniamo infatti che il disposto dell’art. 26 del Regolamento comunale debba essere interpretato in modo più ampio del mero rispondere all’appello di inizio seduta: esso implica l’obbligo morale di partecipare col proprio voto – se non vi ostino dichiarate ragioni di protesta – alle deliberazioni del consiglio.
Questa segnalazione pubblica ci consentirà di denunciare comportamenti ben più colpevoli dell’assenza: quelli di coloro (alcuni dei quali in questi giorni si sono dilettati a predicare bene, pur sapendo di razzolare male…) che si limitano a farsi registrare come presenti, per poi abbandonare la seduta. Costoro infatti, oltre a non assolvere all’obbligo morale di partecipare, cagionano un danno alle casse dell’Ente costringendolo non solo ad erogare il gettone di presenza ma anche, nel caso di consiglieri che sono dipendenti, il rimborso della giornata lavorativa al loro datore di lavoro (molto più onerosa del semplice gettone).
Ciò per dare ai cittadini, gli unici a cui spetta il giudizio con il voto, tutti gli elementi per valutare l’operato di coloro che hanno eletto per rappresentare i propri interessi.

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