Studi aperti 7 giorni su 7: una rivoluzione per i medici di famiglia. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

E’ in programma una piccola grande rivoluzione nel sistema sanitario nazionale. Qualche settimana fa, è stato annunciato che gli ambulatori dei medici di famiglia dovranno restare aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette.
Obiettivo dichiarato: migliorare e ampliare i servizi per i cittadini e alleggerire il carico di lavoro dei reparti di Pronto Soccorso ospedalieri. In effetti è una situazione insostenibile il vedere reparti di emergenza di ospedali costretti ad ospitare malati sulle barelle collocate nei corridoi. L’attuale organizzazione del sistema sanitario prevede che i medici di famiglia siano irreperibili nei fine settimane, di notte e nei giorni di festa, costringendo i cittadini a rivolgersi alla guardia medica o al pronto soccorso anche senza una reale urgenza.
La grande rivoluzione prenderà le mosse da nuove strutture ambulatoriali chiamate aggregazioni funzionali territoriali (AFT): grandi studi dove confluiranno fino a 16 medici e guardie mediche che verranno organizzati su turni in modo da offrire un servizio 24 ore su 24.
Presso queste strutture il cittadino potrà essere visitato, richiedere la prescrizione di un farmaco, trovare il proprio medico di famiglia e, in sua assenza, essere ricevuto da un collega che, tramite un computer, avrà accesso ai dati clinici del paziente. Un punto di riferimento importantissimo per i pazienti che, tra qualche tempo, potranno trovare nelle AFT anche i pediatri e altri specialisti.
Strutturando in questo modo i servizi sanitari territoriali, i cittadini si dovranno rivolgere all’ospedale soltanto in caso di vera emergenza e di ricovero.
Sarà un cambiamento semplice? Non proprio.
Difficile giudicare positivamente o negativamente una rivoluzione così sostanziale che, sotto l’apparenza di un miglioramento del servizio, in realtà stravolge e annulla la figura del medico di famiglia, perlomeno nella configurazione realizzata finora. Che significa, infatti, medico ‘di famiglia’? Significa un professionista che nel corso degli anni, con la capacità professionale e con le qualità umane, riesce a conquistare la fiducia dei suoi assistiti (non per niente si definisce anche ‘medico di fiducia’), divenendone il responsabile per la salute ed un aiuto per superare i disturbi fisici e psichici o le malattie vere e proprie che inevitabilmente si abbattono sul capo di ogni persona, mano a mano che la vecchiaia si avvicina. Il medico di famiglia è colui che, in scienza e coscienza, applica le sue conoscenze per salvaguardare la salute dei propri assistiti, che è presente quando hanno bisogno di lui, che conosce tutta la storia medica e la vita, nella sua globalità, delle persone che lo hanno scelto come responsabile del proprio benessere psico-fisico, che assume all’occorrenza il ruolo di farmacologo o di psicologo o di confessore o, talora, di amico.
Per fare ciò, il rapporto con gli assistiti deve essere diretto, senza intermediari, senza filtri di segretarie a volte troppo zelanti, senza dirottamenti verso altre figure professionali, sicuramente altrettanto valide ma prive di quel ‘feeling’ che unisce ogni cittadino al proprio medico.
La nuova proposta delle 24 ore, a parte un problema non indifferente di costi per le casse dello Stato, crea invece una struttura simile ad un poliambulatorio ospedaliero, cioè quanto di più lontano esista rispetto all’ambulatorio del medico di famiglia: un luogo fisico in cui si raccolgono ed operano professionisti per 24 ore al giorno, un punto di riferimento per l’ammalato, che sa di trovare un medico disposto a sentire i suoi problemi, un luogo alternativo al Pronto Soccorso dove recarsi in caso di malattia non grave.
Sulla carta tutto molto bello, ma quale medico rischia di trovare l’ammalato? Spesso non il proprio medico di fiducia, ma un altro sanitario che, mediante computer, ha accesso alla sua cartella e di conseguenza si comporta esattamente come un ospedaliero che vede per la prima volta un ammalato che si ricovera nel suo reparto. Quindi in queste future strutture polivalenti,i pazienti devono magari attendere 3-4 giorni per essere visitati dal ‘proprio’ medico: essere visitati da un medico sconosciuto o dal proprio medico non sono esattamente la stessa cosa, soprattutto quando il proprio medico deve essere prenotato con 3-4 giorni di anticipo. Però vantaggi indubbi ci sono e, visto che anche il maggior sindacato medico appoggia la proposta, sicuramente in futuro queste maxi-strutture sanitarie verranno create, e lo studio del medico di famiglia verrà sostituito da poliambulatori sicuramente più organizzati ma altrettanto sicuramente meno ‘familiari’.
Il paziente potrà accedervi a qualsiasi ora del giorno e della notte e vi troverà assistenza qualificata, ma il medico curante che con la borsa saliva al quarto piano senza ascensore, magari ‘solamente’ per controllare la pressione alla vecchietta che vive sola, sparirà travolto dalla razionalità e dall’efficienza. Se questo si tradurrà in un miglioramento dell’assistenza, accompagnato da un risparmio dei costi, lo dirà il tempo. Io, sinceramente, qualche dubbio in proposito ce l’ho.

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