Solo i paracarri non cambiano idea. A colloquio con un paracarro modicano di via San Marco Mista

Mi ero fermato in un’ampia curva, della ripida via San Marco Mista, per osservare dall’alto l’alveo coperto del torrente Pozzo dei pruni a ridosso del quale è progettata la realizzazione di sette palazzi di sei piani.
Avevo appoggiato il piede sul paracarro, per riannodare i lacci di una scarpa, quando sentii una voce che mi chiamava per cognome. Girai lo sguardo attorno ma non vidi nessuno. Nell’atto di scavalcare il paracarro per raggiungere il ciglio dell’altura dalla quale era possibile osservare meglio tutta l’area adiacente all’ex foro boario in cui, l’annunciata mala-urbanistica Antonelliana vorrebbe “fari crisci(ri) ranni palazzi”,
mi risentì richiamare, con tono stizzito:
– dottor Modica non si guardi inutilmente attorno, sono qui, si giri, mi guardi sono davanti a lei, sono il paracarro. Superato lo stupore rinunciai a scavalcarlo e mi allontanai da esso quanto bastava per poterlo guardare meglio, quasi a cercarne gli occhi.
– Non si meravigli- aggiunse – mi capita di rado che qualcuno si fermi a chiacchierare qui vicino, ma è in tali occasioni che ho saputo qualcosa di lei e del suo impegno politico.
– comprenderà il mio imbarazzo, signor Paracarro- risposi titubante e guardando nella direzione dalla quale sentivo arrivare la voce, con il disagio di chi non sa con chi incrociare lo sguardo – ma perché voleva incontrarmi?
– Lei è un esperto di voltagabbanismo; ne ha scritto in tutte le salse, specie negli anni passati. Mi risulta che lo ha fatto con metodo ed anche se non ha mai riferito i nomi dei voltagabbana modicani non esiste suo lettore che non abbia dato, attraverso i suoi riferimenti, una chiara identità a costoro.
– Ma Lei perché è interessato a questo problema, che io ritengo superato? Il voltagabbanismo è una qualità pre-politica capace di condizionare in termini negativi ogni atto politico nei soggetti che la posseggono. Non ne scrivo più perché è stata assorbita da una mediocrità politica più generalizzata: è stata così ben metabolizzata dal processo di decadenza da divenire essenza stessa dell’avvenuta decadenza e, qualità indiscussa e “normale” del nuovo politico tanto da non essere più avvertita.
– E’ pur vero però che costoro mal sopportano di essere definiti voltagabbana. E ciò mi lascerebbe indifferente considerandola una loro legittima difesa se non fosse che, per favorire quello che lei definisce “processo di metabolizzazione”, costoro, con grande spregiudicatezza, buttano fango su noi paracarri.
– In che senso?
– Veda, noi paracarri siamo molto legati fra noi, a volte lo siamo per chilometri e chilometri e con tanto tempo disponibile per chiacchierare e scambiarci opinioni e siamo concordi nel sostenere che non è giusto che costoro debbano rintuzzare la disistima che viene loro rivolta riversandola su di noi dicendo quasi sempre in forma solenne che …” solo i paracarri non cambiano idea” indicando la nostra immobilità, e quindi la nostra funzione, come qualcosa da disprezzare. Costoro vogliono far divenire senso comune che il cambiamento di idea è segno di intelligenza e capacità di assecondare il mutamento del pensiero lasciando a noi paracarri la funzione di rappresentare la stupidità dell’immobilismo.
– Si ricordo che l’ha pronunciata addirittura il Presidente della Camera, la seconda carica dello Stato… colui che ha quasi completato il suo giro da destra a sinistra…
– … se per questo a Modica abbiamo un personaggio che lo ha completato da comunista a berlusconiano… lei se ne è interessato in maniera insistente; ma questo interessa solo per la storia. Approfitto di averla casualmente incontrata, per chiedere qualche suo articolo perché noi tutti paracarri di Modica siamo convinti che solo lei può ben illustrare la funzione del paracarro e di quanto incredibilmente ridicolo sia il voler paragonare la incoerenza del voltagabbana con la eccezionale funzione del paracarro che ha impedito, forse anche a qualche voltagabbana, di rotolare con la sua macchina materialmente in qualche burrone mentre non esiste paragone sul piano culturale tra il paracarro che indica il confine tra i mondi, disegna la via, indica le direzioni e le mete e quel girovagare caotico e senza senno del voltagabbana.
– In pratica lei vorrebbe impedire con una “apologia del paracarro” che il voltagabbana possa far assimilare alla cultura politica l’accettabilità morale del voltagabbanare.
– Si! Noi paracarri ci chiediamo perché i voltagabbana, per difendersi non debbano ricorrere ad un più flessibile significato del concetto di coerenza anziché ricorrere a rovesciare fango sui di noi paracarri, come se non ci bastasse quello che ci buttano addosso le macchine in transito nelle giornate piovose. Potrebbero, per esempio, cercare di difendersi citando don Milani che mise in guardia dalla coerenza assoluta considerandola assurda e stupida “.
– Spero non voglia chiedere proprio a me di sostenere un elogio della incoerenza? Veda io ho un vero rispetto per Don Milani, ma ritengo che egli fu molto più rigido in termini di coerenza di quanto andava dicendo e credo indicasse questa sua avversione nei confronti della “coerenza assoluta” solo come necessità di non essere prigionieri di niente, neppure dei ‘principi’ quando si elabora il pensiero, ma non che escludesse la esistenza di funzioni e confini rigidi oltre i quali vi è solo il baratro. Non voglio scoraggiarla ma la vostra battaglia contro i voltagabbana è difficilissima perché per un voltagabbana difendersi con un solenne …” solo i paracarri non cambiano idea” è semplicemente sublime. Si metta nei loro panni, e apprezzi la potenza mediatica della frase. E’ pur vero, però, che la gente sufficientemente saggia avverte la differenza ed il valore di chi cambia semplicemente idea e chi si trasferisce, armi e bagagli in altre postazioni culturali; molta gente sa che il voltagabbana che denuncia la fissità del paracarro come paravento culturale ha invece di ‘fisso’, un sempre ‘fisso’, costante e scontato movimento che ha il ‘fisso’ risultato di farlo trovare costantemente sempre là dove si sposta il potere o quantomeno nel punto più propizio per agguantarlo?
– quindi ci dobbiamo rassegnare…
– Non siate molto tristi di questo. Sappiate di contro che vi sono tanti, forse i molti, forse gli stessi che votano i voltagabbana perché la mediocrità della democrazia attuale li costringe a farlo, che, invece, stimano il paracarro perché rappresenta il ‘principio’ che spesso proviene dalla Tradizione, cultura stratificata dai nostri padri che rappresenta il punto in cui il principio viene violato, il punto inequivocabilmente limite oltre il quale vi è solo ed esclusivamente il burrone.
– Dopo questo colloquio, comunque, pur avendo capito non riesco a non essere triste..
– La capisco e lo sarà di più, quando vedrà costoro, nelle prossime elezioni comunali nascosti in tante liste civiche di tutti i colori ad esibire “rottura con il passato” sbandierare nuove posizioni, nuove forme politiche, nuove alleanze, nuovi patti, nuove alchimie… nuove… nuove… nuove…

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