La legge delega che sopprime anche il Tribunale di Modica non rispetta i criteri ispiratori. Di Antonio Borrometi

Il provvedimento approvato il 6 luglio dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro Severino, che decreta la cancellazione dei 674 Uffici del Giudice di Pace, di 220 Sedi distaccate, di 37 Tribunali e di 38 Procure, costituisce uno smantellamento lineare del «sistema giustizia» del Paese. Si tratta, beninteso, ancora di uno schema di decreto legislativo, che dovrà passare al vaglio dei pareri del Csm e delle competenti Commissioni legislative di Camera e Senato, dove è auspicabile che vengano recuperati i criteri ispiratori della Legge delega che non sono stati rispettati.
>> Tale delega è ispirata, prioritariamente, al riequilibrio territoriale, demografico e funzionale tra uffici limitrofi (art.2, lett.E, L.148/2011), in forza del quale sarebbe stato tassativo dovere del Governo operare tutti i possibili riequilibri territoriali, demografici e dei carichi di lavoro, tra Uffici più grandi ed Uffici più piccoli confinanti, e solo all’esito di tale lavoro, si sarebbe potuto passare alle soppressioni.
>> Così invece non è stato. Con lo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri, nella sostanza, si determina il ritiro della presenza dello Stato da tante comunità locali e ciò è particolarmente grave in Regioni come la Calabria e la Sicilia, nelle quali LA CHIUSURA DI DIVERSI UFFICI GIUDIZIARI INTESI COME PRESIDIO IRRINUNCIABILE DI LEGALITA’, FINIRA’ PER LASCIARE SPAZI ALLA CRIMINALITA’ORGANIZZATA.
>> Da sempre il sottoscritto è un convinto assertore della «Giustizia di prossimità», della Giustizia vicina al cittadino e quindi auspico che tra Senato e Camera vi sia un raccordo che consenta di conservare al massimo il «reticolo giudiziario» del nostro Paese.
>> È evidente infatti che il Governo, nel decreto definitivo sulle Circoscrizioni giudiziarie, non potrà non tenere conto di un’indicazione unanime e concorde del Parlamento, volta a fare in modo che si salvino il maggior numero possibile di Presidi giudiziari che costituiscono un patrimonio irrinunciabile per le Comunità LOCALI E CIVILI. Ciò, sia chiaro, non vuol dire difendere acriticamente l’esistente, poiché so bene che vi sono situazioni indifendibili caratterizzate da palese atrofia, anche senza arrivare ai casi limite evocati dalla Severino. A MAGGIOR RAGIONE, è QUINDI necessario esaminare nel concreto i singoli casi ed operare scelte razionali, che non prevadono l’uso dell’accetta con la quale il Governo ha preteso di operare. Serve, in definitiva, un confronto costruttivo in Parlamento e con il Governo, che eviti ingiuste penalizzazioni di territori che hanno, come unica colpa, quella di non ricadere in un Capoluogo di provincia E CHE SI AGISCA INVECE SEGUENDO I principi di economicità ed efficienza indicati dalla legge delega.
>> Proprio tali principi impongono di considerare tra i criteri di cui tenere conto, anche la presenza di moderne e funzionali strutture giudiziarie, che non ci si può permettere di dismettere, specie quando i Tribunali accorpanti ne sono privi. Per tale ragione, ed a tutto concedere, in alcuni casi come Modica-Ragusa, Foggia-Lucera, Sanremo-Savona, solo per fare qualche esempio, andrebbero comunque mantenute le due sedi, per consentire il massimo di efficienza ed economicità e per evitare esborsi ingentissimi per l’utilizzo di nuove strutture, ESBORSI che smentirebbero clamorosamente la legge delega. È evidente infine che, ove a tali criteri il decreto legislativo finale non dovesse ispirarsi, i territori penalizzati farebbero valere le proprie ragioni, a cominciare dalla palese incostituzionalità per il mancato rispetto della delega e per il fatto che la DELEGA STESSA appare incostituzionale perché inserita in una legge di conversione riguardante materia totalmente doversa, così come ritrenuto dalla Corte Costituzionale in un caso identico (sentenza 22 del febbraio 2012).

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