Pasticcere di Modica va in Emilia al servizio dei terremotati

“Oggi sono un uomo molto più ricco” rivela Carlo Pulino(al centro con gli occhiali) al ritorno da Mortizzuolo. Giancarlo Pulino, noto a tutti semplicemente come “Carlo”, è un quarantenne pasticcere modicano, sposato con Manuela e padre di due figli, Paola e Matteo. La sua bottega dolciaria è molto conosciuta in città, così come l’umanità e la sensibilità del proprietario. Pulino dieci giorni fa, resosi conto della gravità del terremoto che ha colpito l’Emilia, ha capito di non poter rimanere con le “mani in mano”. Tramite il suo profilo di face book (a testimonianza di come, talvolta, i social network possano avere una funzione positiva), ha contattato il Parroco della, tristemente famosa, chiesetta di Mortizzuolo. “Don Carlo Bellini mi ha risposto – racconta Pulino -, che la popolazione avesse bisogno di ogni cosa ma, soprattutto, della vicinanza umana, di chi portasse un sorriso aiutandoli a ricominciare”. Così il pasticcere modicano non ci ha pensato su un attimo di più, ha comunicato alla moglie ed ai figli la volontà di partire per portare il proprio contributo, ha chiuso l’attività dolciaria nella parte alta di Modica e, l’indomani, è partito alla volta di Mortizzuolo. Il paesino, frazione di Mirandola nel modenese, è balzato agli onori delle cronache proprio per il campanile della sua chiesa, ripreso da tanti media nazionali, a causa del crollo che lo ha funestato. “Arrivato nella piccola comunità – racconta Pulino – mi sono recato subito al campo allestito dai volontari che, come me, si alternavano. Dopo pochi giorni, i terremotati ospitati nel campo, sono stati trasferiti presso alberghi o altre strutture, per attenuarne lo sfracello psicologico post terremoto”. Da quel momento il ruolo di Carlo Pulino è diventato quello di cuoco (“la cosa che meglio so fare” – dice), nello stesso campo, trasformato in salone pranzo e luogo di giochi per i più piccoli. “Ci alternavamo facendo ciò di cui ci fosse bisogno – ancora Pulino -, all’occasione pulizieri o, addirittura, animatori”. È il sorriso la cosa che di Pulino colpisce di più, mentre illustra quest’esperienza. “No, il sorriso è quello che ho cercato di regalare loro. In verità, l’unica cosa di cui hanno bisogno è tornare a vivere, nella normalità, con i loro ritmi e le loro abitudini. Per questa ragione cercavamo, soprattutto, di dispensare sorrisi. Non dimenticherò mai la loro voglia di scherzare, come a voler lasciarsi tutto alle spalle, quasi a chiudere una parentesi, etichettandola come un bruttissimo incubo”. Oggi Carlo, dopo una settimana, è nuovamente a lavoro nella sua pasticceria ma, chi visita il suo profilo di face book, può vedere quanti “amici di Mortizzuolo” ne rimpiangano la presenza. In una società dove vediamo calpestati, troppo spesso, valori fondamentali, persone come Carlo sono “eroi normali”.

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