Io la penso così. La mia opinione firmata…di Federico Mavilla

Una mattina un fiorista andò dal barbiere per un taglio di capelli. Alla fine, chiese il conto, ma il barbiere rispose: “Non posso accettare denaro da lei, questa settimana sto facendo servizio alla comunità”. Il fiorista ringraziò delle gentilezza e uscì. E il mattino successivo il barbiere trovò un biglietto di ringraziamento e una dozzina di rose alla porta del suo negozio.
Più tardi un poliziotto entrò a farsi tagliare i capelli e quando chiese di pagare il barbiere disse anche a lui: “Non posso accettare denaro da lei, questa settimana sto facendo servizio alla comunità”. Il poliziotto ne fu felice e il mattino successivo il barbiere trovò un biglietto di ringraziamento e una dozzina di ciambelle alla porta del suo negozio.
Venne quindi un Membro del Parlamento per il taglio dei capelli e quando passò alla cassa, anche a lui il barbiere ripeté: “Non posso accettare denaro da lei, questa settimana sto facendo servizio alla comunità”. Molto contento il Membro del Parlamento se ne andò.
La mattina successiva, quando il barbiere andò ad aprire il negozio, trovò una dozzina di Parlamentari in fila per il taglio dei capelli.
Questo, cari amici, chiarisce la differenza fondamentale tra cittadini e politici.
Prendendo spunto da questa simpatica ed ironica metafora, trasmessami da un collega, desideravo esprimere ed esternare il mio pensiero sulla attuale situazione politica, che purtroppo ci sta coinvolgendo.
Finita l’estate, ci immergeremo in un “caldo” autunno: avremo, cosi sembra, le elezioni regionali, che saranno o dovranno essere il segno tangibile del rinnovamento auspicato da tutti gli elettori. Quando parliamo di rinnovamento, ritengo che si voglia dire “selezionare una nuova classe dirigente e allontanare i responsabili di questo tracollo”. Questo è quindi il primo problema che dobbiamo affrontare. In linea teorica sembra semplice, ma come agire? Ad ogni elezione ognuno di noi, con il proprio bagaglio ideologico, si avvicina al voto in modo diverso. C’è chi è convinto, chi si tura il naso, chi vota principalmente contro e chi si astiene.
In una società che funziona, i convinti dovrebbe essere la grande maggioranza. Oggi, purtroppo, è una categoria praticamente evaporata. Ormai non sono convinte nemmeno le persone che ci chiedono il voto.
C’è chi si tura il naso, in effetti, nessuna proposta politica può essere perfetta, quindi ognuno si adatta al meno peggio. Il problema è che oggi le scelte che abbiamo davanti sono così sterili ed inefficaci che scegliere il minore del mali è quasi impossibile.
La categoria più pericolosa è chi vota contro, e tutti noi ne abbiamo fatto parte. Solo che per non votare un liberista selvaggio, un comunista, un democristiano, un socialista, un fascista, un capitalista… non ci siamo posti il problema di cosa stavamo votando per reazione. E il risultato è quello che c’è ora.
C’è chi si astiene. Se si vuole cambiare bisogna fare qualcosa. Il dissenso totalmente passivo non esiste. L’astensione fa solo in modo che a decidere siano altri.
Infine c’è chi decide di votare movimenti alternativi. Questa potrebbe essere una possibilità concreta. Ci saranno sempre diversi movimenti, liste civiche o partiti che si presenteranno alle prossime elezioni.
Ma per attirare consensi è necessario che abbiano una forte personalità e un programma definito.
Servirebbe un contenitore che non sia sporcato da bandiere ideologiche, ma fornito di un programma che riesca, proprio per questo, a raccogliere il massimo consenso possibile. Solo in questo modo potremo assicurare un reale rinnovamento.
Alle prossime elezioni, quindi, è necessario un nuovo soggetto politico. Chi vorrà potrà ovviamente votare PdL, UdC, Pd,SEL, IdV… ma chi non si sente più rappresentato dovrà avere una nuova opzione: un movimento che operi al servizio del bene comune e della collettività, che sappia interpretare le necessità del territorio e dei suoi cittadini, che attenzioni i problemi della gente, conquistando la loro fiducia, facendo riavere in tutti il desiderio e la volontà di partecipare e costruire insieme il ritorno alla politica, basata sulla chiarezza, sull’onestà, sul confronto e sul dialogo, in definitiva una politica attiva e partecipativa. Questa è, secondo me, la vera innovazione e il rinnovamento richiesto: chi dissente e vuole un completo rinnovamento, deve avere un suo spazio e una possibilità reale di incidere, non essere considerato solo un numero o scambio di favori, ma una attiva volontà di manifestare e chiedere la soluzione di problematiche del proprio territorio in un unico interesse.
È vero che tutti noi diciamo che è necessario togliere forza ai politici ma è altrettanto indispensabile che non si commetta l’errore di togliere forza alla politica: questa è l’unica possibilità che abbiamo per scrivere regole nuove.
C’è solo una forza che può contrastare questo declino e totale sfiducia per ridare qualità alla nostra società: è la politica. Una politica vera che si riappropri del primato e definisca obiettivi, limiti, indirizzi e funzionamento di una società migliore. Può farlo solo lei. E possiamo permetterglielo solo noi.
Se ci arrenderemo all’immobilismo, al “tanto sono tutti uguali”, alla fuga dalla partecipazione, allora saremo destinati ad un futuro da uomini sempre più sottomessi.
Guardiamoci, quindi, intorno, valutiamo cosa c’è di interessante che è nato o sta nascendo, e prendiamo una decisione, è fondamentale per il futuro del nostro territorio e dei nostri figli.
Io la mia scelta l’ho fatta, fatela anche voi !

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