SCICLI. Maria Giovanna Aprile, dieci anni dopo la scomparsa. Nessuna verità

  Maria Giovanna Aprile non è più iscritta nelle liste dell’anagrafe del Comune di Scicli. Essendo trascorsi dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta la mattina del 25 ottobre del 1998, la casalinga sarà dichiarata deceduta così come prevede la legge. A distanza di dieci anni la sparizione di Maria Giovanna, che all’epoca della scomparsa aveva 27 anni, resta ancora un assoluto mistero. Le indagini sulla sua scomparsa, avviate dalla Procura della Repubblica di Modica partendo dall’ipotesi di reato di omicidio e occultamento di cadavere, inchiesta che ha avuto sempre un solo e unico indagato (il marito della donna, Carmelo Allibrio, che alla fine è stato assolto dal magistrato con formula dubitativa) non hanno risolto questa vicenda. Gli inquirenti non hanno mai trovato neppure il "corpo del reato", cioè il cadavere della donna. "Per la legge Maria Giovanna non esiste più, ma io che sono la madre lotto ancora oggi per conoscere la verità, per sapere se è viva o se è morta, se si è allontanata per sua volontà o se è stata uccisa", dice la mamma Pina, che da dieci anni vive un terribile incubo, inconsolabile della perdita della figlia. "Sin dal primo giorno, pur sperando sempre che fosse viva, sono stata nello stesso tempo convinta che Maria Giovanna non si sarebbe mai allontanata in maniera così brusca e definitiva se non fosse stata costretta a farlo", dice la madre, "come potrebbe mai una madre lasciare due gemelli in tenera età senza neppure una volta tentare di risentire la loro voce, scrivere una lettera, avere un ripensamento?" L’incubo di Pina Aprile non è mai finito. La donna, pensionata, in questi dieci anni ha cresciuto i suoi nipoti con l’aiuto del marito. "I gemelli sono la luce dei miei occhi, attraverso loro rivedo Maria Giovanna", racconta la signora Aprile, "e guardando loro mi convinco ogni giorno di più che mia figlia non li avrebbe mai potuti abbandonare in questa maniera. Per loro ancora oggi combatto per conoscere e sapere la verità. Prego che prima di morire possa venire a conoscere la verità, possa sapere che cosa è successo quella maledetta domenica quando mia figlia è scomparsa nel nulla". Con Maria Giovanna sparirono anche un telefono cellullare, un caricabatterie, alcuni vestiti, due borsoni e una somma di denaro imprecisato (fra le 300 mila e un milione di lire). Di sicuro, se Maria Giovanna si è allontanata di sua volontà, deve avere avuto un complice per poter realizzare il suo allontanamento. Di domenica mattina, infatti, da Scicli non partivano autobus (le corse erano previste solo di pomeriggio) e non c’erano neppure treni. Maria Giovanna quindi si sarebbe allontanata da casa a piedi, senza macchina. Ma per andare dove? E chi la aspettava in automobile? Nessuno la vide uscire dalla piccola casa di via Musso, che è una stradina del centro storico di Scicli talmente stretta che i balconi delle case, situate sui due lati della carreggiata, quasi si toccano. Eppure nessun vicino di casa la vide uscire dal portone di ingresso. Nessuno la vide percorrere via Musso a piedi, nè in altre strade del centro storico. "So che dopo dieci anni è impossibile ottenere l’aiuto e la collaborazione di chi potrebbe sapere o aver visto qualcosa quella mattina", conclude la madre di Maria Giovanna Aprile, "ma confido in un miracolo, che finora non è avvenuto. Solo un miracolo potrà fare squarcio sulla verità".
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa