Quando abusare del sesso diventa malattia. La rubrica medica del dottore Federico Mavilla

Giorni fa, leggendo un settimanale, sono stato colpito da un articolo interessante che mi ha dato spunto a trattare una problematica particolare.
L’articolo riportava un’intervista al famoso porno attore Rocco Siffredi, che si confidava: “Oggi per me, marito e padre, essere stato sesso-dipendente, che avevo trasformato il proprio disturbo in un mestiere, è un problema. Sono due anni che ho smesso di fare l’attore. Ho scelto la regia, ma mi mancano quei numeri da circo che certo non faccio con mia moglie. Non è che sto male o lo desideri, ma indirettamente sento una mancanza. Adesso mi sono abituato, ma il primo anno ho sofferto moltissimo. Quando giravo, mi veniva voglia di mollare la cinepresa e buttarmi dentro la scena […] Vorrei diventare un uomo normale. Uno che non pensa al sesso femminile appena apre gli occhi la mattina”.
Il sesso costituisce probabilmente uno dei pochi piaceri della vita umana di cui si può ‘abusare’ ottenendo soltanto benefici, senza incorrere in danni alla salute (ovviamente se fatto con le dovute precauzioni!).In alcuni casi, però, la ricerca del sesso può assumere le caratteristiche di una vera e propria dipendenza, al pari di quella provocata dalle sostanze stupefacenti.
Questo non deve allarmare gli amanti del sesso: provare desiderio sessuale, infatti, è un presupposto fondamentale per la salute umana e il desiderio può variare di intensità in base a caratteristiche soggettive o al contesto relazionale.
Ma quando il desiderio sessuale assume le caratteristiche di un pensiero pervasivo e di unico scopo della propria esistenza, tale da eclissare tutti gli altri aspetti importanti della vita, allora si parla di “dipendenza sessuale” o ipersessualità, una vera e propria patologia in grado di compromettere seriamente la salute psicologica dell’individuo.
Le persone che ne soffrono affermano di essere perfettamente consapevoli del fatto che il proprio comportamento sessuale è ben distante dalla norma.
Al pari del tossicodipendente, il sesso-dipendente agisce contro la propria volontà, essendo costretto a reiterare compulsivamente la soddisfazione sessuale, che però non riuscirà mai ad appagarlo, ma che al contrario tenderà a provocare una sorta di assuefazione che lo spingerà a ricercare sempre nuovi e ripetuti contatti sessuali, fino a costringerlo a mettere in atto comportamenti rischiosi per la salute o – nei casi più estremi – veri e propri reati.
Il partner sessuale non è più percepito come un soggetto con cui condividere il piacere e i sentimenti, bensì come un oggetto indispensabile per raggiungere il proprio scopo ossessivo. Diversamente da quanto si pensi, la dipendenza sessuale impedisce all’individuo di ricavare piacere dalla propria attività sessuale.
Gli uomini che ne soffrono hanno spesso bassi livelli di autostima che tendono ad innalzare cercando di riconfermare ripetutamente la propria virilità attraverso i rapporti sessuali. Le donne sesso-dipendenti raramente riescono a raggiungere l’orgasmo e il mancato appagamento le porta a ricercare la soddisfazione in modo più frenetico.
Tutto ciò rappresenta un’importante fonte di ansia e stress, al punto che, a lungo andare, la persona può vedere ridotte le proprie capacità cognitive e sociali e vedere compromesso il proprio rendimento lavorativo e le proprie relazioni affettive. Trattandosi di una patologia decisamente invalidante, la dipendenza sessuale viene affrontata normalmente per mezzo di terapie psicologiche e farmacologiche.

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